domenica 16 ottobre 2016

Viaggio in Cote d’Or – da sud a nord alla scoperta dei Finage del pinot nero

Mercoledì 12 Ottobre, nuovo appuntamento infrasettimanale del To Wine Tour 2016, un viaggio tra i sapori della Côte D’Or di Borgogna. Potevo mancare ?

Sala piena e nuova disposizione con tanto di telo e proiettore, una vera lezione, un grande ripasso didattico della Cote d’Or con un bel relatore, Pietro Palma, vero ctonio dei suoli borgognoni.
Otto grandi vini, un village, cinque 1er e 2 Grand Cru ci coccoleranno a dovere per tutta la serata.



Si parte con un’introduzione ai terreni, al clima, alla storia, al lavoro dell’uomo partendo dal concetto fondamentale di comprensione di alcuni termini: FINAGE, CRU, CLIMAT e CLOS.
FINAGE è il territorio comunale, la vera identificazione del terroir
CRU è un zona delimitata interna al Finage, delimitata geograficamente ma soprattutto per caratteristiche ottenute 
CLIMAT è un singolo appezzamento all’interno di un cru, una piccola parcella appartenente a un proprietario. Ogni Cru è diviso tra più climat salvo pochi, dominio di un singolo, denominate MONOPOLE
CLOS è un vigneto recintato, chiuso da un cancello, che si distingue per questo essendo esentato dall'obbligo di eseguire la vendemmia nelle date imposte dalle autorità comunali.
Risalendo verso nord la Borgogna, la Cote d’Or si estende per una cinquantina di chilometri e comprende le ultime due zone, se si esclude lo Chablis. Si parte da Santenay per terminare ai sobborghi di Digione. Cote de Beaune + Cote de Nuits.
33 grand cru in totale in Borgogna, 1 nello Chablis e 32 nella Cote d’Or….vorrà pure dire qualcosa.
Clima continentale, grandi escursioni termiche tra inverno e estate, gelate primaverili che spesso devastano i raccolti facendo selezione naturale.

Primo Finage, Chassagne-Montrachet, terra di bianchi, immediatamente a nord di Santenay, 70% di Chardonnay e 30% di Pinot Noir coltivato ancora sulle poche, piccole zolle argillo calcaree presenti. Il pinot nero assume caratteristiche medie, mai eccelse, ma di grande piacevolezza e bevibilità. Terra che dona tannini finissimi e serrati lasciando spazio ai fiori e al frutto profumati.


  • Chassagne-Montrachet 2012 – Domaine Lahaye
Si parte con questo Village dal colore chiaro, vivace, luminoso. Frutto profumato di ciliegie e fragoline di bosco, Gustoso ma non troppo complesso e poco persistente. Una piacevole nota balsamica e leggermente speziata accompagna il sorso fine ed elegante. Grande bevuta a poco prezzo. Il compagno ideale per un meraviglioso panino col salame !

Volnay. Si inizia a salire in direzione nord e incontriamo Volnay subito a ridosso. Terra di vini delicati ed eleganti, raffinatamente femminili. Le note floreali prendono il sopravvento sul frutto e incorniciano il vino in un giardino profumato



  • Volnay 1er Cru Les Mitans 2012 – Christophe Vaudoisey
Il primo dei 1er Cru, si sale di qualità nell’ultimo avamposto del Pinot Noir. Un rossetto rubino che ti bacia tra violette e mammole, ciliegie e piccoli frutti di bosco. Succo esile fresco che carezza gentile la bocca e la lascia in compagnia di tannini setosi. Se cecate un vino muscoloso avete sbagliato Finage ma se vi piace farvi coccolare senza troppo impegno questo potrebbe essere il vostro paradiso.

Pommard. Argille rosse, ferrose, una cantina che si è fermata nel tempo, fermentazione con soli lieviti indigeni, senza diraspare, senza controllare la temperatura. Vini potenti e muscolosi.



  • Pommard 1er Cru Les Rugiens 2009 - Domaine Lejeune
Un Pinot infinitamente balsamico, prugne mature e ciliegie nere, ricco di note terziarie eleganti, il boisè delle tostature del legno, il tabacco, il chicco di caffè profumato. Setoso e caldo. Emana calore dal bicchiere. Tutto con una semplicità incredibile e con un’eleganza sublime. Il re della serata, un re buono, mai arrogante. Un signore distinto che non puoi fare a meno di ascoltare. Un vino antico che ti incanta con i suoi racconti.

E arriviamo in terre di Beaune la “capitale della Borgogna. Finage variegato per la vastità del terreno, appezzamenti eterogenei chi regalano sorprese.



  • Beaune 1er Cru Clos Des Mouches 2012 – Gerbeaut-Billard
Un contadino di una volta, sporco di terra e muscoloso, potente ! Non si è aperto e non si aprirà completamente per tutta la sera. I suoi aromi sono viziati da una riduzione importante, quasi sulfurea che accompagna naso e bocca. Forti note animali, di cuoio, di pelliccia, di tabacco che sovrastano il poutpurri di rose e viole secche. Un frutto polposo, scarlatto e vivido, una spiccata nota vegetale di mallo. Deve essere domato per dare il meglio di si, o forse non riusciremo mai a domarlo. Il legno è la sua casa.


Il paradiso, Vosnee Romanee, 75ha di grand cru meravigliosi. La terra e La Romanee, de La Tache,  di St.Vivant, di Echezeaux e un solo sentiero separa il nostro 1er da Les Richebourgs perché siamo a Les Petits Monts. Vini intensi, persistenti, fieri e complessi. Frutta matura e spezie sono gli ingredienti di questi capolavori.



  • Vosne-Romanée 1er Cru Les Petits Monts 2013 – F. Gerbet
Aromi puri e inaspettati, naso tanto elegante quanto intenso di frutti rossi e neri maturi. Pulito è il suo aggettivo, limpido nel suo bouquet. Trama tannica fittissima e serrata, assolutamente presente ma mai irriverente. Bocca rotonda in perfetta armonia delle sue parti dure e morbide e la persistenza del nord della Borgogna da bella mostra di sé.
Pochi passi più a nord e incontriamo 




Vougeot. 50 ettari di terreni diversi ed eterogenei di Grand Cru, l’antitesi della Borgogna che recupera se stessa nel senso nei 100 Climats che compongono il suo puzzle e nei tanti Close. Il lavoro da alchimisti dei frati che fino alla rivoluzione francese avevano compreso potenzialità e differenze di questo “grande” appezzamento unico nella Borgogna.
  • Clos Vougeot Grand Cru 2013 – Armelle Rion
Rion merita un plauso per come lavora e per quanto vasta sia l’offerta dei suoi vini sempre con un prezzo eccellente ed abbordabile. Si sente il legno nuovo, ma siamo in Borgogna e salvo l’aroma persistente non sarà mai un problema conviverci. Il vino è carnoso, ricco di materia fresca e croccante, Di spezie e di terziari. Potente e con una buona sensazione alcolica che si mitigherà con qualche anno sulle spalle. Una bocca che si apre in un’immensa estensione di sensazioni senza mai terminare.

Proseguiamo il viaggio ancora non sazi per arrivare sui terreni di Morey-St-Denise. Nella parte centrale della Cote de Nuits, su terreni argillosi calcarei perfettamente drenanti dove il nostro primo Grand Cru si sollazza perfettamente a suo agio.



  • Morey-St-Denis 1er Cru Les Genavrières 2012 – G. Peirazeau
Se il colore e gli aromi di frutti di bosco rimangono perfettamente varietali, aumenta complessità e persistenza. Si aggiungono note di sottobosco e di legni profumati, qualcosa di esotico che va verso al te e alle spezie dolci. Un vino morbido e fine ma allo stesso tempo potente. Più austero dei suoi predecessori mostra la stoffa di cui è fatto. Tannini pronunciati ma mai grevi e una grande freschezza che si spande in bocca in piena armonia con il sorso.

Siamo arrivati al termine, Charmes-Chambetin ci aspetta in uno dei suoi rinomati Grand Cru. Solo la geografia e i confini imposti dall'uomo cambiano nome. Il Pinot nero che ci abita prosegue la sua naturale caratteristica e aromi e persistenza vanno sempre più a braccetto con frutto e freschezza.



  • Charmes-Chambertin Grand Cru 2008 – Domaine Des Varoilles
Spicca la texture tanica potente e setosa, il frutto di bosco intenso ma elegante, la freschezza innata e un fin di bocca dove la parte animale e balsamica si mischiano alle spezie profumate. Ottima interpretazione assolutamente esemplare del vino e della zona.



E abbiamo concluso, Pommard ci ha sorpreso tutti ma nessuno ci ha deluso e 3 ore sono passate velocissime tra racconti e sorsi, tra entusiasmi condivisi. Pietro ha fatto un eccelso lavoro di cucitura, un grande collante senza sbavature, un trait d’union di un viaggio piacevole dove avevamo una sola costante, il Pinot Noir.


Serate importanti per chi ama il vino !


sabato 8 ottobre 2016

Una vacanza in Provenza alla scoperta di rosati e non solo

Francia, mare, arte, cultura, tradizioni…...vino!

Dieci giorni a spasso per il sud della Francia, principalmente Provenza, sono un ottima occasione per vedere un bel mare, tracce diffuse di storia dai romani al medioevo, dalle arene delle provincia romana ai castelli e le abbazie dei papi, per finire con Picasso, van Gogh e affini. E il vino ?
Non può certo mancare nonostante la zona non sia di quelle considerate eccelse alla stregua di Borgogna, Champagne o Alsazia. Il vino da queste parte esiste e si vede, fa parte della cultura quotidiana e sviluppa comunque delle eccellenze degne di nota. Inoltre è un’ottima opportunità per fare un bel ripasso di vitigni considerati “minori” e di esplorare un mondo, quello dei rosati, troppe volte bistrattato e additato come “ne carne ne pesce”, “non sono rossi ne bianchi”.
Dopo questa gita consiglio un’urgente revisione di opinioni in merito ai rosati, alle loro caratteristiche e al loro merito. Continuate la lettura per referenze ;-)

Si ma da quali zone ?

Senza tediarvi in un inutile sequenza di vini e brevi note degustative cercherò di riassumere zone visitate, caratteristiche vitivinicole e degustazioni di rilievo.
Un totale di oltre 50 vini degustati tra pranzi, cene e visite alle altre 10 cantine, di media almeno una la giorno.
Entriamo in Provenza dalla Liguria e la prima sosta che faremo sarà sul mare, giusto per godere di un po’ di sole e degli splendidi colori della costa Azzurra. Un paio di giorni a Juan le Pins  per approfondire anche la conoscenza della Cotes de Provence e iniziare il percorso verso le maggiori zone vinicole del sud della Francia.
La Cotes de Provence è la più grande AOC, non contigua, del sud della 

Francia, seguita a ruota dal Coteaux d’Aix en Provence. Proprio la città di Aix sarà la nostra base operativa da cui ogni giorno partiremo alla scoperta della regione e delle sue attrattive.

Le altre zone vinicole di rilievo sono Le Baux de Provence, Bandol, Cassis e la minuscola Palette i cui terreni simili a quelli del basso Rodano sono quasi per intero dominio del famoso Chateau Simone che ci ospiterà al ritorno, con gentilezza ma senza farci fare degustazione. Troppo famoso….., solo acquisti s'il vous plaît, e visita per fortuna alla bellissima cantina storica. Peccato per la degustazione mancata ma la cantina valeva bene uno sguardo.
Nelle vicinanze troviamo anche Cotes de Luberon, spesso associata alla Provenza per le forti analogie vinicole nonostante ufficialmente faccia parte delle Cotes du Rhone come pure Tavel, Lirac e Chateuneuf du Pape, a due passi da Avignone.



Andiamo in ordine e partiamo dalla Cotes de Provence.

I vino rosati sono circa l’80% della produzione della zona, 15% di rossi e solo il 5% destinato ai bianchi. I vitigni principali sono Carignan, Cinsault, Grenache noir,  Mourvedre e Tibouren. Almeno il 20% dei vini destinati a Rosati deve essere fatto con macerazione Saignee, il nostro salasso.
In tutta la zona si iniziano a sperimentare fermentazioni a invecchiamento in rovere per cercare di dare consistenza al vino, secondo me snaturando zona e tradizioni a favore probabilmente di richieste commerciali provenienti dall’estero. I primi vini li beviamo a tavola, nei ristoranti passando per nomi più o meno noti tra cui Minuty e Chateau Sainte Roseline che ci balza all’occhio su un menù per l’indicazione Cru Classe. I rosati della Provenza spiccano per profumi delicati floreali e di piccoli frutti rossi, per mineralità e freschezza ma soprattutto per la spasmodica ricerca di equilibrio e finezza. Mai uno spigolo nonostante l’acidità.





Carpe Diem

Chateau Sainte Rosaline è a due passi e decidiamo di fare un salto a trovarlo perché il vino bevuto ci ha piacevolmente colpito. Facciamo così la scoperta di quanto sia facile e semplice girare per cantine e degustare i vini da queste parti. Le aziende sono sempre aperte, disponibili a far assaggiare i proprio vini e i prezzi sono sostanzialmente meno della metà di quello che troviamo nei ristoranti….un pacchia. Ottimo “La Chapelle” che decidiamo di acquistare insieme ad altri, produzione limitata da selezioni in vigna, Mourverdre 95%, pompelmo rosa e frutti tropicali il tutti in grande equilibrio tra la struttura del vino e la sua freschezza e un pizzico di spezie e di balsamico nel finale. Le altre aziende della zona che abbiamo sentito sono Domaine de Grandpre, l’ottimo Minuty, Chateau Rasque e Pigoudet, più spostato nella zona di Aix en Provence che però ha una predilezione per i vini rossi a base di Grenache noir, Mourvedre e Cinsault. La zona è interna verso il parco nazionale e molto calda e è stata la prima AOC a richiedere che tutte le aziende passino il prima possibile alla biodinamica. E’ comune da queste parti trovare Vignerons indipendenti che adottano normalmente pratiche biologiche e biodinamiche.



Non saranno solo i rosati a deliziarci

Le Baux de Provence è il naturale proseguimente da Aix e la predisposizione ai rossi sale fino all’80% della produzione. I vitigni sono ancora gli stessi e gli equilibri tra il  frutto del Grenache noir e la morbidezza del Mourvedre sono la chiave di volta per leggere questa zona. Vini rossi intensi e impenetrabili, ricchi di profumi di frutti neri e rossi a volte più croccanti, a volta più marmellatosi ma sempre di grande pulizia ed equilibrio. Mas de la Dame e Domaine Milan (St-Remy) sono le nostre destinazioni e ciascuna delle due meriterebbe un racconto a se per la qualità dei vini chi ci fanno degustare e la gentilezza nell’accoglierci. I bianchi non sono molti ma la finezza del Rolle (il nostro Vermentino) e il corpo e la struttura della Roussanne danno comunque buona mostra di se stessi. Soprattutto La Carrèe di Milan, 100% Roussanne, è sorprendete per complessità, corpo e freschezza. Un frutto polposo ricco di frutta secca e cera d’api ben integrati nella polpa del frutto tropicale.



Nostradamus, Van Gogh e Simone de Beauvoir ne parlano (Mas de la Dame)

Cinque vini in degustazione da Mas de la Dame, agricoltura organica, argille rosse e tanto calcare, gli influssi del Mistral. I doni sono il  frutto intenso e le grandi speziature e soprattutto note balsamiche di timo, rosmarino e finocchietto che si distribuiscono bene tra rossi e rosati di buona struttura. Grenache, Syrah e Mourvedre iniziano a fare la loro parte, con grande soddisfazione.




Triple “A” e tanta gentilezza

Milan è una grande sorpresa. Avevo letto un gran bene ma un conto è leggere, un conto è bere e parlare attorno a un bicchiere col vigneron. Ci ospita il figlio Theophile che se la cava anche con l’italiano e la sua compagna, sommelier americana, di NY, in vacanza da queste parti. Ci aprono di tutto, anche vecchie annate di bianchi sorprendenti. Milan è un Triple AAA, orgoglioso dei suoi vini e della sua filosofia e i vini gli rendono merito. Vinificazioni in legno con batonnage per i bianchi, imbottigliamento con bassissimi solfiti, meno di 20mg/l, naturali, che approvvigiona in Sicilia direttamente dall’ Etna. Rossi macerati con raspi, non filtrati, di grandissimo carattere. Una menzione tra i rossi la merita la verticale di C.L.O.S. 2005/2006/2007 di cui ci omaggia. Vecchie vigne di Grenache noir e Syrah, fermentazioni spontanee e affinamento in barrique usate e un Merlot straordinariamente elegante, Le Jardin del 2011.




Si torna sul mare, le Calanche ci aspettano

Cassis e Bandol le tappe successive non prima di una fantastica gita in barca alla scoperta delle Calanques di Cassis.

Cassis è l’unica zona in Provenza a forte dominanza di vini bianchi, circa il 75% della produzione totale. Terreni prevalente mente calcarei, bianchi splendenti, adatti a coltivare Clairette, Marsanne e Ugni Blanc (il nostro Trebbiano). Vini di corpo, con basse acidità dove spicca il minerale e le note balsamiche mediterranee. Fantastici con un bel piatto di ostriche di cui abbiamo goduto a pranzo. Il vino di Cassis se lo bevono praticamente tutto internamente alla zona di produzione e stanno studiando un modo ripettoso della AOC che permetta di incrementare la produzione. Domaine du Paternel e Domaine du Bagnol le aziende. Fiori e frutti a polpa bianca, agrumi, frutta esotica e tanta sapidità e mineralità sono le caratteristiche ricorrenti e dominanti di questi vini



Si alza il livello e i rossi importanti si fanno ammirare

Bandol è un piccolo villaggio di pescatori sempre sulla costa li vicino, in direzione Tolone, che purtroppo non siamo riusci a visitare. L’AOC è ben nota invece per i grandi rossi riconosciuti a livello internazionale e per gli ottimi rosati con grandi estrazioni, simili per certi versi a quelli che poi ritroveremo più a ovest, a Tavel. Terreni ricchi di calcare e argille rosse dove il Mourvedre la fa da padrone. Grazie al calcare la maturazione di questa uva ritarda e questo permette di raggiungere ottimi livelli sia per la parte del frutto che per la parte fenolica che ben si sviluppa sull’argilla. Vini sono molto scuri dove la frutta nera prende il sopravvento e dove col tempo si ottengono terziari tipici di cuoio e pellame, vaniglia e goudron e dove la speziatura passa dal pepe verso note più dolci della cannella. Vini da bere con un po di anni sulle spalle che raggiungono facilmente finestre di 10 anni e oltre. Le stesse caratteristiche si trasferiscono anche ai rosati con note più “terrose” rispetto a quelli eleganti e fini sentiti altrove. Cinsault e Grenache noir accompagnano il Mourvedre smussando e equilibrando tutte le caratteristiche. Tempier, Bunan e Pibarnon le nostre mete in cantina una migliore dell’altra a dimostrazione di quello che avevamo letto e imparato. 6 vini al Domain Bunan dove la polpa scura di more e mirtilli si sposa col pepe, la liquirizia e il cuoio nei profumi ampi del sottobosco. Tre vini dall’ austero Tempier tra cui un rosè fresco ed equilibrato dove la pesca e il melograno dominano la bocca e l’esemplare cuvee classique fatta con i vini ottenuti dai tre “cru” del dominio, uno di sabbia, uno di calcare e uno di argilla. Chateau Pibarnon è l’esaltazione dei tannini fitti ed eleganti del Mourvedre che si integrano magistralmente con la polpa nera croccante, ricca di spezie dolci e note di erbe balsamiche. E un rosato meraviglioso color rame...liquido!






Il Rodano è a due passi

Da qui si passa alla parte meridionale del corso del Rodano dovre incontreremo vini del Luberon, di Tavel del Lirac e il celebre Chateauneuf du Pape.
Zone di rossi importanti dove la Grenache noir sovrasta il Mourvedre e Syrah si fa sempre più spazio. Ci sono anche i bianchi ma poco importanti mentre i rosati di Tavel raggiungono livelli davvero altissimi per colore, profumi e gusto.

Cotes du Luberon ci permette di sentire vini di due aziende. Chateau de l’Isolette e Chateau de Mille. Il rosato di quest’ultima si distinque per l’utilizzo della Clairette Rosèe, oramai quasi introvabile a causa della difficoltà di coltivazione e delle basse rese che produce. Per il resto vini polposi, ampi e con buoni finali lunghi e profumati. Assolutamente rispettosi delle caratteristiche di queste zone.




L’incontro con un Cru sconosciuto

Lirac è una denominazione ai confini di Tavel e è uno dei 13 cru della valle del Rodano, sulla riva opposta del fiume rispetto a Chateauneuf du Pape di cui però eredita la stessa tipologia di terreno ricca delle Galets Roules, i ciottoli di fiume arrotondati, portati nei secoli dal fiume fino a queste zone e che tanto caratterizzano le culture della zona e vini. Grenache noir, Syrah, Mourvedre, Cinsault e Carignan vengono usati sia per i rossi che per i rosèe mentre i bianchi sono ottenuti da Clairette, Bourbolenc, Grenache Blanc. Stile dei rossi uguale ai Villages du Cotes du Rhone ricchi di marasche e amarene, balsamici fino alla menta e ricchi di aromi di sottobosco. Rosati come a Tavel. Ottimo rapporto qualità prezzo per entrambi.



L’apoteosi del colore e dei profumi

Tavel, finalmente… alla scoperta di un mito, sicuramente tra i migliori rosati del mondo. 15Km da Avignone e altrettanti da Chateuneuf du Pape. Si producono solo rosati, con impianti solo all’interno dei terreni del comune di Tavel. Vini amati e elogiati dai vari regnati francesi fino a Re Sole, Luigi XIV, che li adorava. Poi la fillossera e la necessaria ripartenza. Tre tipi di suolo completamente diversi all’interno dello stesso comune, calcare e ardesia che regalano basse rese, aromaticità intensa e corpo, sabbie con vini più semplici e ancora i Galets Roules che di giorno si scaldano e restituisco il calore la notte, proteggendo il terreno e la sua umidità dall’evaporazione. 9 uvaggi tra bianchi e rossi dove i principali sono Grenache e Cinsault, Syrah e Mourvedre. I vini che si ottengono hanno un colore unico di corallo, intenso e cristallino. Profumi intensi di fragole e lamponi, pepe bianco e una mineralità spiccatissima. Vini di con una buona struttura ma da bere giovani, che potrebbero essere confusi tranquillamente con dei rossi alla cieca nel calice nero.
Quale miglior occasione che quella di visitare la cooperativa dei Vignerons de Tavel proprio all’imbocco del paese. Otto etichette diverse, ciascuna con caratteristiche uniche ma tutti accomunati dall’enorme piacevolezza della bevuta, elegante e gustosa. Ho fatto la scorta ma non dureranno a lungo.




Mai sentito parlare delle Galets Roules ? e di Mistral ?

Chateauneuf-du-Pape è il degno finale della storia. Un paese a se stante dove non devi trovare le cantine ma ci sbatti contro appena entri in paese. Sono tutti li ad aspettarti con le degustazioni che però in questo caso si pagano. 2 euro a persona se non si acquista del vino. Unico dei tanti posti visitati dove anche la degustazione viene sfruttata commercialmente.

Dai Papi a Mr. Parker

Qui tutto gira attorno al vino e alla sua notorietà, da quando Mr.Parker inizio a magnificare le qualità di questi vini e far in modo che i prezzi si alzassero terribilmente.
Non esistono bottiglie da meno di 25 euro che siano degne di portare questo nome. La zona fu sviluppata dai papi di Avignone per la produzione dei lori vini, primi ad intravedere le grosse potenzialità di questi terreni. Le Galets Roules ci sono e si vedono bene e anche il Mistral da queste parti ha il suo ruolo portando via l’umidità superficiale e favorendo le coltivazioni. Il vino viene prodotto sia bianco che rosso con le tradizionali 13 varietà ammesse senza restrizioni che dal 2009 sono diventate 18. In pratica è tutta una sapiente alchimia di caratteristiche ed equilibri del frutto della Grenache, dal colore e spezie del Syrah e dalla morbidezza e eleganza del Mourvedre. Vini sempre terrosi, dove spesso spiccano note affumicate, di pellame di erbe seccate al sole, vini tannici da giovani, spesso fermentati insieme ai raspi, che necessitano di un buon affinamento per poter essere goduti al meglio. Vini con un grandissimo estratto ottenuto da frequentissimi rimontaggi e follature.


Difficile scegliere tra tanta offerta

Diversi assaggi in paese alla ricerca del buon prezzo non hanno portato ad avere buona soddisfazione cosa che invece è arrivata dai vini del Domaine Durieu e dall’ultima cantina visitata, Pierre Usseglio, soprattutto. Ottimi di Durieu un 2012 nella versione tradizionale con 80% Grenache e anche la selezione “Lucile Avrile” dove 85% è Grenache da vigne di 90 anni e 10% Mourvedre da vigne di 60 anni. Un vino potente, complesso, con una struttura tannica finissima e un imponente speziatura di pepe nero. Da Pierre Usseglio abbiamo sentito sia la versione bianca a base Clairette 60% e Grenache blanc 35%, fresco e di facile beva, e l’ottimo rosso 80% Grenache, 10% Syrah, ricco di profumi di more e mirtilli, decisamente affumicato e profumato di pepe nero appena macinato, lunga persistenza e tannini setosi magistrali.




Non è un addio ma un “au revoir”

Fine della narrazione ma non dei ricordi. La Provenza è terra che regala ogni giorno una scoperta a chi ha voglia di muoversi e sicuramente ci torneremo nel periodo della lavanda, da metà giugno a metà Luglio per poter aggiungere profumi e colori alla storia e all’arte di queste zone e perché no….per visitare ancora cantine prodighe di gentilezza e di ottimi vini.


i vini del Sud Africa