lunedì 27 giugno 2016

Fleury Perè et fils, nel regno della biodinamica



Inizio con questo una serie di brevi articoli di approfondimento sulle cantine che ho avuto modo di visitare a inizio giugno in Champagne


Fleury Perè et fils

Prima delle cantine visitate, tappa intermedia del viaggio che arriva a Courteron. 
Siamo nella regione dell’Aube, Cote de Bar, e ho attraversato mezza Francia tra colture infinite. 

Biodinamici fieri dal 1989, producono champagne da 4 generazioni iniziando a piantare Pinot Noir subito dopo le distruzioni della fillossera. Duecentomila bottiglia all’anno da 15 ettari su terreni argillosi e calcarei  di cui 85% coltivato a pinot nero, un 10% a chardonnay e il rimanente tra pinot bianco e pinot grigio per mantenere tradizioni e vitigni comunque autorizzati. 



 
















Si parte la visita con ampie spiegazioni sui concetti della cultura biodinamica secondo i dettami classici di Rudolf Steiner e sull’uso dei sui due prodotti base, il corno letame e il corno silicio con tanto di “presentazione” di un magnifico cristallo di quarzo, di un corno di mucca e di barattolino di letame. 
Circa la metà delle loro colture sono biodinamiche e ne sono profondamente orgogliosi.  Sono 4 vini in degustazione: dal classicissimo Blanc de Noirs, alla cuvée Fleur de l’Europe sempre a prevalenza PN, per passare al Rosé de Saignée che rimane in macerazione delle uve non pressate per un giorno, per finire con la cuvée Robert Fleury millesimato 2005, extra brut, dove oltre all’impiego dei tre uvaggi classici dello champagne si recupera anche l’uso del Pinot Bianco per un buon 30%.



Le rese in vigna sono quelle che troveremo un po’ in tutte le visite, tra i 100 e i 120q/ha. Le vigne basse, attaccate al suolo, 60cm massimo da terra, con impianti su filari pari 90x90cm che garantiscono le 10000 piante per ettaro. Alta mineralità dei terreni kimmerdiggiani e frutto del pinot noir si fondono in vini di grande eleganza e alla stesso tempo carattere da vendere. Puliti e eleganti a dispetto di chi giustifica i biodinamici dicendo che è naturale che possano avere qualche “puzzetta”. 



Si parte dal Blanc de Noir, pinot nero rotondo, equilibrato, con un dosaggio classico di circa 8g/l che aggiusta sempre equilibli e gusti. Si passa al Fleur del l’Europe, 85 % pinot noir - 15 % chardonnay, miele e fiori d’acacia, bocca ampia, rotonda, generosa e ricca di profumi. Quel poco chardonnay aggiunge comunque delicatezza ed eleganza al vino. E’ la volta del rosè, fragole e lamponi croccanti, persistente e profumato.La attacca morbida prima al naso e poi in bocca con fiori freschi bianchi di acacia. La  Cuvée Fleury si apre ampia in bocca cedendo pian piano il passo al frutto deciso dei due pinot per terminare con la frutta secca,  il miele e la fragranza dei biscottini appena sfornati in pasticceria. Tripudio sensoriale perfettamente integrato ma non fuso, con note distinte e di carattere deciso. L’immagine della proprietaria orgogliosa del suo corno in mano rimarrà a lungo con me, nei miei ricordi.







mercoledì 22 giugno 2016

Pizzaevino !!!

Serata di abbinamenti inconsueti alla scoperta dei confini della pizza e del vino. Basta abbinamenti classici con la birra o con Asprinio o con bianchi e rossi Campani. Quelli li sanno fare tutti. A noi piace sperimentare, andare oltre per imparare ma soprattutto per il piacere di farlo.

Pizzeria Mamma Napoli a Firenze, in San Lorenzo, pizzaioli d’eccezione, il meglio sulla piazza. Giovanni Santarpia (Pizzeria Santarpia), premiato lo scorso anno con i 3 spicchi dal Gambero Rosso, e Raffaele Menna (Pizzeria Mamma Napoli), premiato come miglior pizzaiolo emergente del centro Italia nel 2014.
Oltre 50 partecipanti FISAR, l'immancabile delegato, un relatore campano come le pizze, Martin, che sono sicuro avrà lottato fino all'ultimo per organizzare la serata con Caprettone e Fiano. Livio e le sue note degustative, Laura a fare sfoggio di se e della segreteria nazionale e tanti, tanti, tanti, tanti corsisti oltre a tre bravi sommelier a fare servizio.
Veniamo al sodo e tuffiamoci tra pizze e vini

Jean Baillette-Prudhomme - Champagne Brut Réserve 1er Cru
Che lo champagne abbracci la pizza oramai è risaputo. Questo poi lo conosco bene da tempo. Un po’ ruffiano per il suo classico dosaggio e per la sua cuvée. Spostato verso leggere ossidazioni, concede note di nocciole e noci. Una lieve nota di miele e agrumi canditi. Una punta di amarognolo, di ginger, che non guasta. Servito con i classici Frittini napoletani puliva egregiamente la bocca cercando di assecondarli e di coccolarli. A seguire ha accompagnato una più classica Pizza pomodoro del piennolo e bufala, perfetta armonia tra sapidita e grassezza del formaggio e la dolcezza appena aspra del pomodoro.



Cantine dell'Angelo - Torrefavale Greco di Tufo 2014
Nessuno avrebbe mai detto alla cieca che era un Greco di Tufo. Il vulcano si sente e sprizza zolfo da ogni poro. Un po’ di macerazione che ben si vede dal colore quasi dorato. Un corpo importante. Fiori gialli e frutta matura. Somiglia ad un fiano? Potrebbe essere se non ci fosse quella vena sbuffante sulfurea a distrarre l'eleganza. La pizza in abbinamento è ottima. Pomodorini gialli e provola affumicata. La dolcezza del pomodorino che equilibra sapidità e freschezza del vino e le note fumeè e grasse della provola che si intrecciano con la forza del vulcano. Campania 100%




Ferlat - Friuli Isonzo Friulano 2015
Bel caratterino tagliente e grandi profumi tipici di frutta bianca e fiori. Di erbe aromatiche. Spiccata mineralità regalato dalla zona di origine. Abbinamento estemporaneo con pizza ricotta zucchine e menta. La balsamicità della menta è veramente tanto attraente quanto irraggiungibile. Sovrasta tutto, piacevolmente profumata. Per il resto sembravano due bimbi cresciuti nella stessa culla. E si abbracciavano stretti stretti.





Andrea Felici - Cantico della Figura Verdicchio dei Castelli di Jesi Riserva 2013
Con i vari Verdicchio stanno facendo passi da gigante e sia bianchi AA che i Campani devono stare attenti perché questi marchigiani hanno un carattere importante e vincente. Frutta bianca intensa , spezie dolci, noce moscata e pepe bianco. Fiori bianchi. Tanta freschezza. Buon corpo e bella struttura. La sua compagna era una Pizza zucca gialla e pancetta, dolce e sapida, morbida e croccante. Un gioco di seduzione infinito tra cibo e vino dove ciascuno ha il suo ruolo e nessuno domina l'altro. Ben riuscito.




Marilena Barbera - La Bambina Rosato 2015
Era difficile stare dietro a questa pizza e a questi aromi ma questo bel rosato siciliano da Nero d’Avola ha tenuto la ruota fino in fondo. Rame cristallino. Frutti rossi croccanti che esplodono intensi nel bicchiere, buona balsamicità, fresco e sapido. La pizza con impasto al nero di seppia, seppie e pomodorini. La mia preferita. Profuma di estate e di mare e si è preannunciata in tutto il suo gusto ancor prima di raggiungere i tavoli. Il vino forse era un po’ sotto, forse. O forse non così tanto ;-)





Clos Naudin - Vouvray Demi-Sec 2003

Della serie “famolo strano” . Chenin dalla valle della Loira Demi-Sec. Non ho trovato i dati del vino per controllare il residuo zuccherino ma dovremmo essere oltre i 30g/lt di zuccheri. Esotico. Sorprendente, frutta secca, fichi e albicocche, mieloso. Freschissimo, tanto da reggere egregiamente tutto il suo zucchero. Sapido e lungo, lungo, lungo…. Piacevole e divertente. Abbinato con pizza ai fiori di zucca, caprino e miele ha trovato una parvenza di equilibrio solo nel boccone dove il miele era più importante. Per il resto vinceva lui, sempre, senza alcun dubbio. Ma chi avrebbe mai messo un Demi-Sec su una Pizza ?






Chissà la prossima volta dove ci spingeremo, ma questo non è importante…l’importante è andare oltre e sperimentare nuovi orizzonti. Se poi saranno piacevoli godremo, altrimenti un po meno. Sicuramente ci saremo arricchiti !




 Le foto sono gentilmente offerte dalla Delegazione Fisar di Firenze, perché a Firenze #ScegliFisar

domenica 12 giugno 2016

Riesling d'Alsace. "Noble" Expérience

Sabato 11 Giugno, la delegazione Fisar di Empoli organizza una verticale imperdibile di Riesling Alsaziano della Maison Hugel
Perché imperdibile? per un sacco di motivi: La zona è nota ma poco conosciuta, non è facile trovare degustazioni che affrontano questi vini, il Riesling mi piace e l’espressione di queste zone è sicuramente tra le più alte, il relatore e gli amici della delegazione sono un ottimo biglietto da visita.

Prenoto dopo qualche giorno ma i posti sono già esauriti. Mi spiegano che le bottiglie sono poche e non riescono a trovarne altre e quindi non possono derogare al numero dei partecipanti. Pazienza…anche se a malincuore. A 2 giorni dalla degustazione mi chiamano perché si è liberato un posto ma siamo in 2 e quindi declino fino a sabato mattina, ancora una telefonata per 2 posti iberi, ringrazio con sorrisone sulle labbra e confermo senza pensarci due volte.

L'Alsazia è la regione conosciuta fondamentalmente per Strasburgo, “appoggiata” al confine orientale della Francia verso la Germania. Tante analogie con la Borgogna: una lunga striscia di terra che si stende da Nord a Sud appoggiata in questo caso a dei monti, i Vosgi, che la proteggono dalle intemperie che imperversano arrivando dall’Atlantico e che entrano all’interno della Francia. Un territorio molto eterogeneo per composizione, figlio di tante fratture dello stesso massiccio durante lo sviluppo 50 milioni di anni fa. Terreni argillosi-calcarei e calcarei e sabbioni, suoli marnosi e scistosi. Un vero mosaico. La regione più secca della Francia, con una temperatura media annuale simile a quelle dal nord del Piemonte nonostante siamo molte centinaio di chilometri più a nord. I cru da queste parti sono i vigneti, non i comuni o le maison e mi torna ancora in mente la Borgogna.

La AOC Alsace si compone nelle sue migliori espressioni, Alsace Grand cru, principalmente di quattro vitigni: Pinot Gris, Muscat, Gewurtztraminer e appunto Riesling. Quasi un appendice di quello Tedesco, oltre confine, nella regione del Reno e della Mosella. Il Riesling è un vino che va saputo aspettare, in vigna per lunghe maturazioni che donano finezza e aromi e in bottiglia per lunghi affinamenti che elaborano grandi complessità. In questa zona si producono anche Cremant, giusto come in Borgogna, ma di qualità non eccelsa.

Due parole sulla maison, gli Hugel producono vino dal XV secolo, dei pionieri, che hanno fatto nascere e diretto la Corporation des Vignerons. Coltivano su 25 etteri di proprietà sparsi tutto intorno a Riquewihr e acquistano uve da altri 100 ettari grazie ad accordi di lunga data che gli permettono di vinificare molte tipologie di vino a diversi livelli qualitativi.



I vini di stasera sono tutte vendemmie tardive (VT) di un unico cru, Schoenenbourg. Le annate 1997, 1996, 1995, 1990, 1989 e 1988. Il più giovane è un ragazzino di quasi 30 anni, il più vecchio si avvicina ai 40 per la maggior parte passati in bottiglia, come si fa da queste parti.


Passiamo alla degustazione dei singoli vini e non mi dilungherò, salvo per uno, sui magnifici color oro, ambrati, ricchi, che emettono una luce intensa e viva. Tutti perfettamente premonitori di quello che poi troveremo nel bicchiere. Ammalianti.



1997 è un ottima annata, condizioni climatiche ideali per arrivare al meglio alla vendemmia ai primi di Novembre. Acidità alta ma meno percettibile di altri forse legata ai 46g/l di residuo zuccherino che non riscuotono il consenso di tanti in sala a differenza del mio. Il vino che più di tuti gli altri per me dimostrerà un grandissima evoluzione nel bicchiere passando dalle nette e intense note di idrocarburi appena aperto ad un frutto maturo giallo importante, passando per note più evolutive a metà serata, per finire con sentori floreali che incantano nel finale. Potrei stare mezzora a trascrivere le tante percezioni provate, dai canditi alla cera d’api, le mele cotogne e le susine Claudia, il tabacco dolce e il miele di castagno per finire col rabarbaro. Un vino in bocca morbido e setoso, fresco, sapido, persistente, che chiude la bocca a fine serata con la dolcezza e i profumi del miele di girasole e le scorze di agrumi canditi. Grande equilibrio tenuto conto del residuo zuccherino e immensa eleganza. Poliedrico!

Indietro di un anno, 1996. Il vino per me più controverso della serata. Si apre nel bicchiere con quello che sembra essere una forte riduzione, note di vegetale cotto, di asparagi, che si fondono agli idrocarburi. Miscela di aromi poco elegante e abbastanza sgraziata per il mio naso. Oltre predominano gli agrumi ma soprattutto un forte odore di mare, di iodio, di salmastro, di gusci di ostriche abbandonati sugli scogli. Molto più secco del precedente, 25g/l, con un acidità molto spinta, che punge la bocca. Non si aprirà mai durante la serata rimanendo con la sua personale espressione di riesling. Un duro!

Il 1995 termina il primo trittico alla grande. Annata eccellente per il Riesling, ottimale per le VT. Terzo vino, terza espressione diversa. Il Riesling si dimostra poliedrico come nessun altro. L’idrocarburo in questo caso vira più al chimico, al crystal ball, anche se aprendosi nel bicchiere diventerà più gentile e godibile, spostandosi nel finale verso a note di tartufo. Lo zafferano si presenta in maniera molto intesa, quasi prepotente lasciando interdetti qualcuno dei partecipanti. E’ una nota evolutiva molto particolare che può anche non piacere ma sicuramente inconfondibile. I classici agrumi canditi e la curcuma accompagnano a lungo il sorso. La bocca, scaldandolo, regala sensazioni complesse dove si riconoscono ananas, nespole e ginger. Ottimo equilibrio ed eleganza. Se non il migliore sicuramente sul podio.

Un salto indietro di cinque anni, 1990, maturazioni perfette, la fine dei primi tre anni in cui la maison decise di iniziare a produrre VT. Un vino per me misterioso e sfortunato. Una bottiglia fallata ma può succedere, nessuno si scandalizza e condividiamo tutti volentieri la bottiglia rimasta. Si presenta austero e chiuso, arroccato nel bicchiere. Note molto lievi sia del frutto che dell’idrocarburo. Una presenza burrosa che si evolverà più avanti e che ricorda molto il burro di arachidi e le nocciole tostate. La paglia e le tostature sono i profumi più evidenti. In bocca purtroppo non cambia molto e il vino che tutti speravamo si aprisse col tempo nel bicchiere rimane invece in disparte, disinteresato, poco riesling, molto sapido e con una nota amara nel bouquet finale che sicuramente non aiuta. Timido e scontroso, au revoir !

Ci pensa il 1989 a farsi perdonare. Un colore incredibile, ancora fresco, più chiaro degli altri nel suo paglierino carico, giovane. Si intuisce già un frutto più croccante e un acidità infinità solo guardandolo. Alla cieca chiunque lo avrebbe indicato come il più giovane della serata. Gli annali parlano di un estate calda e secca con un lunghissimo potenziale di invecchiamento e direi che non sbagliano affatto. Kerosene, buccia di agrumi grattugiata, di limone, di arancia, di cedro del libano. Per la prima volta si sente netta la pera e la mela non troppo matura. Un vino che si mastica in bocca da quanta materia possiede e che ci accompagna con i suoi profumi dall'ingresso fino alla fine del sorso e oltre. Sapido e fresco come un ragazzino. Il migliore della serata. Cocoon!

Si arriva alla fine col 1988 e si torna correttamente nei ranghi. Un oro antico nel bicchiere ma cristallino, sfavillante. Idrocarburi e botrite accolgono il naso che si avvicina al bicchiere già molto prima di entrarci. Torna lo zafferano, la paglia, i canditi, il ginger. Un vino elegante, sapido e fresco, di buona struttura che ha un solo piccolo “difetto”, chiude presto e lascia una nota amara in bocca. Comunque un gran finale !



Sei riesling, sei VT, nessuno stanco, anzi ! Brillano tutti nel bicchiere e ci hanno dimostrato come la stessa uva, nello stesso cru abbia la fantastica capacità di evolversi in modo diverso, anche molto diverso, Rimanendo su caratteristiche base ma arricchendosi di sfumature personali diverse uno dall’altro, da un anno all’altro.


Non rimangono che i ringraziamenti di rito e l’applauso tributato dalla sala a Francesco Villa che ci ha guidato in questa bella serata. Ci vediamo sicuramente alla prossima.

i vini del Sud Africa