giovedì 31 marzo 2016

La forza della semplicità : Guido Porro




 
Avevo sentito i suoi vini durante le ultime degustazioni delle guide dove ottiene riconoscimenti (vino Slow 2016) e ne ero rimasto veramente impressionato dalla pulizia, dalla morbidezza e dalla semplicità con cui si riusciva a bere una giovane annata, la 2011 di un produttore tradizionale e avevo deciso di andare a visitarlo. Nessun problema per fissare l’appuntamento confermato dallo stesso Guido.  
 
Serralunga
 
Arriviamo a Serralunga dopo un meraviglioso pranzo a base di tartufi che accompagnavano una battuta di Fassona, i tipici porri su letto di fonduta e gli immancabili tajarin. a strada che arriva a Serralunga è dominata dal castello austero, altissimo che si staglia nel cielo nebbioso e ci accorgiamo subito che l’azienda di Guido ha uno dei suoi vigneti immediatamente sotto il castello, quasi a servirlo e a farsi proteggere.  
 
 
 
 
I Porro
 
L’azienda è familiare, piccola, e troviamo ad attenderci il babbo di Guido un signore semplice, con un cappello di lana calzato in testa un po storto ma che non stona, con l’espressione chiara di chi il vino lo cura in vigna e non dietro una scrivania. Si vede che è nato e cresciuto in vigna e porta con se, col suo volto, col suo aspetto, tutta la storia e l’esperienza di 5 generazioni di vignaioli che producono su queste terre. All’inizio quasi diffidente, sembra tenere un po le distanze, ci studia, ma pian piano si apre, si siede con noi, inizia a parlare dei suoi vini e sopratutto delle sue vigne dei cru di cui va orgoglioso, dal famoso Lazzarito all’ultimo arrivato Giannetto, della sua vita, della fatica e del fastidio della burocrazia che gli fa perdere tempo.  
 
I vini
 
Poche etichette, 3 varietà Dolcetto, Barbera ma soprattutto Nebbiolo che viene usato sia per il Nebbiolo che per il Barolo. In cantina si lavora in modo semplice e tradizionale, vasconi di cemento vetrificato e botte in rovere di slavonia grande, poche barrique stazionano qua e la per la cantina, visibilmente vecchie di chissà quanti passaggi. La cantina, anche questa, è semplice ma ordinata, pulita, funzionale alle 40000 bottiglie totali prodotte. 
 
 
 
Terroir
 
I vini cambiano completamente aromi rispetto a quello che avevamo sentito la mattina da Ciabot Berton a La Morra, la speziatura prende il sopravvento e fa da collante tra il frutto e le note balsamiche più leggere. La cannella e i chiodi di garofano si uniscono a prugne e viole in un modo tanto semplice quanto elegante e ancora una volta la trama tannica è così piacevole e gustosa da chiamare il sorso successivo. La seconda cantina nello stesso giorno che sta demolendo le mie convinzioni su quanto un barolo giovane sia austero e difficile da bere. Il Nebbiolo è fatto con le stesse uve del Barolo solo macerate e affinate più brevemente ma che portano con se tutte le caratteristiche aromatiche del fratello maggiore. Lo stesso dolcetto che spesso prende aspetti duri e spigolosi riesce qui a farsi bere con piacere, “è il vino da bere tutti i giorni a tavola” e non può essere duro o spigoloso, facile a dirsi, un po meno a farsi. La barbera d’Alba “quella buona” della vigna Santa Caterina è finita e quindi ripieghiamo sulla versione base che però dimostra la suà tipicità con un corpo medio e una freschezza viva ma non spigolosa, croccante e golosa. Incredibile il Barolo Giannetto, vigne che nel 2011 erano appena entrate in produzione già capaci di donare un vino tutt’altro che acerbo con un bagaglio aromatico avvolgente di fiori e frutta e già con un buon patrimonio fenolico e una freschezza che ben si bilancia facendolo scorrere rotondo e ampio in bocca. Selvi dei tre sentiti è il barolo più morbido, Lazzairasco il più complesso e elegante. 
 
 
 
Il tempo passa veloce ... seduti a tavola con del buon vino
 
 Dalla diffidenza iniziale sono passate due ore senza accorgersene e nel frattempo anche Guido si era unito a noi nella descrizione dei vini e del loro lavoro. Una famiglia che trasmette col lavoro il proprio carattere al vino, forte ma non prepotente, di grande carattere sicuramente distintivo, non banale, che una volta aperto dimostra tutta la sua eleganza e morbidezza. 
Uno sguardo alla finestra e è arrivato l’imbrunire e è l’ora di ripartire ma non senza prendere un po di queste eccellenti bottiglie, una tappa veloce a Barolo per fare due passi e visitare da fuori il borgo e il castello prima di ritornare in albergo contenti della giornata e col baule dell’auto carico di vino.

martedì 29 marzo 2016

La gentilezza fuori dal tempo : Cantina del Glicine

Arriviamo a Neive dopo un viaggio nella nebbia fitta e il borgo antico si mostra ammaliante dei suoi angoli nascosti rimasti in solitudine quasi fuori dal tempo. La cantina è subito all’ingresso del paese, da fuori sembra una delle tante case antiche del borgo, semplice, riservata, che non fa niente per mettersi in evidenza, fuori un cortile con un pozzo antico che poi scopriremo essere del 1600, successivo di poco alla cantina del 1582, unica nel suo genere è l’unica che ancora lavora perfettamente. La signora Adriana ci aspettava e siamo stati fortunati perchè da li a poco arriveranno gruppi di visitatori e sarebbe stato difficile riuscire a visitare la cantina in solitudine guidati dai racconti gentili e competenti.  

Con la signora Adriana mi ero già intrattenuto due volte al vinitaly dove sempre di era dimostrata nella sua immensa educazione e cortesia ma mai mi sarei potuto immaginare di quanto si sarebbe perfettamente integrata nella cornice di questa meravigliosa cantina storica. L’architettura è strabiliante, i muri a mattoni rossi sono ricoperti di muffe vive, molli, ma non c’è un solo odore che possa turbare il riposo dei vini, l’aria scorre perfettamente e mantiene la temperatura costante estate e inverno con un tasso di umidità sempre oltre l’80%. In fondo una cisterna interrata che raccoglie l’acqua che filtra da “camini” posti sul soffitto per favorire la circolazione dell’aria e viene utilizzata per l’irrigazione dell’orto e del giardino. 
Anche qui le pratiche di cantina sono quelle classiche fatte da vasconi in cemento vetrificato e botti grandi in rovere di slavonia, qualche barrique di tostatura media per equilibrare il barbaresco e contenitori in acciao per l’Arneis che deve mantenere i suoi profumi intensi di fiori e frutta. la maggior parte delle uve viene da Neive ma la cantina dispone anche di vigne nel Roero per la produzione della Barbera d’Alba superiore, “La Sconsolata” perché ha perso il 15% del suo vino per fare spazio a del Nebbiolo che aiuterà a conferire morbidezza e profumi complessi, ammorbidendo l’acidità tipica di questo vitigno.  

 

Arrivando alla degustazione ci aspetta un meraviglioso tagliere di formaggi della zona, una toma fresca,una di media stagionatura, un grana padano di 24 mesi e un Blu fantastico per morbidezza e carica aromatica e….grande sorpresa… un piatto di nocciole “perchè l’Arneis si gusta con le nocciole” un bianco da 13% con una bocca ampia e rotonda, ben equilibrato e ricco di profumi che effettivamente si sposa a meraviglia con le nocciole, potenza degli abbinamenti territoriali. Si scorre man mano per Dolcetto con profumi delicati di spezie e Nebbiolo dAlba caratterizzato da ungrande sottobosco e tannini morbidi. La sconsolata è quasi
come un figlio che viene esaltato a ragione nel suo blend non convenzionale che produce un risultato veramente apprezzabile. Si arriva ai tre Barbaresco giusto in tempo prima dell’arrivo delle tante persone in visita e il tagliere dei formaggi diventa nostro fido compagno di gusto. Per primo il Vignesparse, ancora un blend di tre zone, nato per accondiscendere al mercato estero, morbido e facile da bere subito, senza troppe preoccupazioni, segue Marcorino reduce dai premi ricevuti di recente, con grandi profumi di spezie morbide e tabacco, fiori secchi e un bel balsamico di menta selvatica “che cresce in grandi quantità in vigna”, un po duro, talvolta spigoloso nei sui tannini che asciugano la bocca, si sposa a meraviglia con il Blu, pulendo la bocca e integrando le note balsamiche speziate del vino con le muffe dell’erborinato, goduria allo stato puro ! Il Currà non ha bisogno di presentazione, un barbaresco che fa della finezza, dell’eleganza e della morbidezza i suoi cavalli di battaglia, ammaliante come le volte precedenti che lo avevo sentito, tanto da convincermi a prendere una delle pochissime bottiglie premiate del 2010 rimaste insieme all’ultima annata in commercio, la 2011.

Dulcis in fundo i distillati, ciascuna vinaccia di ogni singolo vino viene conferita al distillatore per ottenere grappe monovarietali di Arneis, di Barbaresco, di Barbera e una fantastica acquavite di uva di moscato che oltre ai profumi varietali porta con se una leggera percezione di dolcezza che rimane lunga e piacevole nel finale di bocca. Ripartiamo alla fine quando oramai i locali della cantina sono invasi da visitatori tra cui un gruppo di ragazzi così improfumati da essere ripresi quasi come “molesti” in modo severo dalla signora Adriana, difficile da credere tanto la gentilezza e l’educazione la caratterizzano. Era evidentemente insopportabile che i profumi eleganti dei vini venissero “disturbati” da aromi estranei così intensi.  

Ottimi cibi e grandissimi vini fanno delle langhe un patrimonio incommensurabile per chiunque goda dei gusti dei formaggi, dei porri, della fassona, del tartufo, delle nocciole, delle guancette d’asino e dell’immancabile vino che sia Dolcetto, barbera, nebbiolo, barolo o barbaresco. La nebbia ci è stata compagna forse non piacevole ma sicuramente parte integrante del territorio.

i vini del Sud Africa