Consueta sera di approfondimento organizzata da Fisar
Firenze e curata dai due bravi relatori Anna Paola Coppi e Leonardo Finetti.
Come spesso capita una vacanza diventa poi oggetto di
studio legato alla passione e alla pura curiosità che ogni sommelier che si
rispetti porta innata con se e poi sfocia in un interessante approfondimento durante queste serate.
Questa poi è una di quelle regioni vitivinicole piccole, al
fianco della Borgogna, sopra alla Savoia e sotto all’ Alsazia che si studiano
quasi esclusivamente in relazioni ai suoi vini speciali, il Vin Jaune, una
specie di sherry non fortificato, il Vin de Paille, un passito con note estreme
ossidative e il MacVin, il classico Vino Dolce Naturale, assimilabile alle
tante mistelle (mosti fortificati) che vanno così di moda in Francia.
Questo territorio ha rischiato di scomparire a seguito
della fillossera dei primi del novecento ma si è ripreso come sempre succede
grazie ad una grande azienda, Henri Maire, (parlo di volumi prodotti) che ha
fatto da traino e da rilancio a tanti piccoli coltivatori che dopo aver
studiato nella vicina Beaune stanno portando innovazione in questa zona.
Clima,
terreni, AOC, ….
Clima continentale-alpino con forti escursioni termiche,
estati piovose e rischi frequenti di gelate che mettono a dura prova chi
produce vino.
Una striscia di terra di soli 80Km che si allunga da Nord
verso Sud-Ovest parallelamente alla Borgogna. Terreni antichi dove sono
frequenti zone calcaree, marnose, e dovesi sono formate le classiche Reculee,
canaloni chiusi e profondi dove si sviluppa la coltura della vite sui bordi
scoscesi con esposizioni verso sud.
Tradizioni legate a doppio nodo alla produzione di vini
ossidativi, conosciuti da secoli perché di facile conservazione e trasporto.
7 AOC di cui 3 regionali, Cotes du Jura e Cremant du Jura e
MAcVin du Jura, 2 nella zona di Arbois, 1 a L’Etoile e la famosissima Chateau
Chalon.
5 vitigni, Chardonnay, Savagnin, Poulsanrd, Trousseau e
Pinot Noir
I vini bianchi hanno la maggioranza della produzione e si
dividono fondamentalmente in 2 stili, ossidativi e non ossidativi.
I primi si possono riconosce dall’etichetta dove potrebbe
comparire la dicitura Sous Voile e si dividono a loro volta in Vin Jaune, Cuvee
Tradition (chardonnay e savagnin) e Typè (chardonnay e savagnin.
I secondi invece potrebbero riportare in etichetta
l’indicazione Ouillé e suddividersi ulteriormente in Floral (chardonnay) e
Naturé (savagnin)
Le realtà produttive sono le più variegate, tutti producono
di tutto, ma due sono le tipologie che caratterizzano e danno valore da sempre
alla zona :
Vin
Jaune
Solo Savagnin, vendemmie tardive per cercare di dare il più
alto grado zuccherino possibile e di conseguenza alcol (sono vini secchi).
Vinificazioni tradizionali fino al completamento della malolattica. Travasi
dopo circa sei mesi dalle Piece borgognone a botti grandi, scolme, dove
affinerà 60 mesi sotto un velo di lietivi, la Voile, per sviluppare il classico
gusto “gout de jaune” sempre condizionato dalla forza presenza di acetaldeidi
che si sviluppano nel vino. Anche la bottiglia è particolare, il Clavelin, da
62,5cl.
Vin de
Paille
Tutte le uve sono consentite con esclusione del Pinot Noir
per realizzare questo passito per tanti versi assimilabile ai nostri Vin Santo.
Le uve vengono appassite su paglia (ma non solo) da cui il nome, in cassette o
appese, in locali ventilati ma non riscaldati. Alto contenuto zuccherino da 320
a 420 g/l e buon tenore alcolico, non inferiore ai 14%. Almeno 18 mesi di
affinamento in legno prima del commercio.
Il
vitigno :Savagnin !
Conosciuto anche col nome Naturé è il vitigno principe del
Jura ed è notò quasi esclusivamente per la produzione del Vin Jaune. E’ un uva
a maturazione tardiva con buccia molto spessa e una notevole acidà, probabile
precursore di molte varietà europee. Ha una caratteristica che lo rende
assolutamente riconoscibile, la capacità di sviluppare nel suo lungo
affinamento uno spiccato e caratteristico aroma di Curry
.
VINI IN DEGUSTAZIONE
Domaine Pignier -
Crémant du Jura Brut
100% chardonnay, perlage finissimo che accarezza la bocca,
note leggere ed eleganti di fiori e pesche, buona freschezza e acuta mineralità
nel finale del sorso.
Les Bottes Rouges - Arbois Léon 2015
Ancora chardonnay, grasso, borgognone per stile, mele e
pompelmo maturi, confettura di limoni, pepe bianco e noce moscata, freschezza
esplosiva e mineralità pirica.
Domaine de La Renardière - Arbois-Pupillin Ploussard 2015
Un rosso. Vitigno autoctono, il Ploussard. Nel calice
sembra un rosato invecchiato tanto sono spiccate le venature arancio sopra un
colore simile ad alcune realizzazioni fatte con Schiava. Un vino dal naso
timido ma dal sorso esplosivo di zolfo e polvere pirica che si mischiano ad un
gusto lampone delle caramelle Rossana di quando ero piccolo.
Domaine André et Mireille Tissot - Arbois Sélection 1993
Iniziamo a diventare molto tipici con questo “quasi” vin
Jaune di ben 24 anni. Dico quasi perché se il processo segue quello
tradizionale, i tempi di affinamento sono però molto più brevi per cercare di
limitare la parte ossidativa Sous Voile. Il colore vira verso l’oro e i profumi
sono quelli tipici, un po di volatile compresa. Frutta secca, frutta
disidratata, spezie orientaleggianti e nel finale un vegetale che nel bicchiere
assomiglia spiccatamente al sedano, si proprio al sedano, e ho insistito più
volte perché incredulo. Un solo appunto per questo vino che entra bene in
bocca, inizia a distendersi…e muore. Manca di persistenza a dispetto dalla
complessa intensità aromatica e ancora una volta della grandissima freschezza e
mineralità.
Domaine de Montbourgeau - L'Etoile Vin Jaune 2009
Ci siamo quasi e le stelle brillano. Ancora un piccolo
spunto, Noci, gherigli e mallo, vaniglia e curry, note leggermente boisé.
Speziature infinite e legni profumati, tra il dolce e l’acre. Tagliente come un
rasoio e nacora una volta un vino contratto che non riesce a distendersi ampio
in bocca. Punta dritto alla fine senza via di scampo.
Domaine Berthet-Bondet - Château-Chalon 2009
Le Roy, facile a dirsi ma non scontato. Questa volta il
vino è ricco e persistente. Si spazia tra gli aromi consueti per arrivare fino
ad accenni di idrocarburi, di cera e a note più dure per il palato, quasi
metalliche. Il tutto però in un incredibile armonia. L’eleganza di tanti
eccessi ben incastonati uno accanto all’altro.
L’invito alla serata recitava “+ 1 vino a
sorpresa!”
Bugey-Cerdon Méthode Ancestrale Récolte Cécile
Philippe Balivet
Servito con le bottiglie coperte
si svela rosato e con un perlage intenso e finissimo ma non aggressivo. Al
primo sorso non può essere che un ancestrale. Fragoline e melograno si
sprigionano dal bicchiere. Se non fossimo in Francia verrebbe da pensare ad un
Brachetto, ma non lo è. Il dosaggio per il mio palato è alto ma questo è solo
questione del mio gusto personale. La foto vi racconterà tutto ma iniziate ad
immaginarvi un Gamay (quello del beaujolais nouveau per capirsi) vinificato
insieme a un 10% di Poulsard come un Moscato d’Asti a tappo raso ad avrete il
vostro vino misterioso.
Applausi
Una bella serata in compagnia di
tanti amici per un interessantissimo approfondimento su una zona assolutamente
caratteristica e riconoscibile ma difficile da incontrare sul percorso
quotidiano.