XXV Merano
WineFestival è la Kermesse italiana per eccellenza dal 1992 dove si
incrociano le eccellenze del vino e del cibo in Italia e non solo.
Ho partecipato alle prime due giornate, venerdì 4 e sabato 5
anche se le giornate per eccellenza sono il lunedì e il martedì con le vecchie
annate e gli champagne a farla da padrona.
Si arriva a Merano per le 11, giusto in tempo per uno
spuntino prima di affrontare i due saloni Wine international ma soprattutto Bio&Dynamica.
Il tempo è stato
clemente e abbiamo fatto un viaggio tranquillo. La giornata del venerdì non
soffre della calca che ci attenderà il giorno successivo ed è un’eccellente
occasione per incontrare tante aziende che fanno del biologico, del biodinamico
e del naturale il oro pane quotidiano. Forse nessuno dei nomi altisonanti che
vedremo domani o almeno in parte, ma non per questo meno interessanti o meno piacevoli
da gustare discorrendo con i proprietari o i responsabili commerciali.
Belle scoperte, alcune riconferme di vini conosciuti e un
pizzico “esotico” di vini internazionali di buoni fattura.
Il piano terra della
Kurhaus scintilla austero e teutonico, elegante e austroungarico e si addobba
ogni anno di banchi di degustazione da cui zampillano i migliori nettari della
produzione di vini organici e biodinamici.
La giornata volerà via piacevolissima proprio perché
l’affluenza limitata rispetto alla manifestazione principale mi permette a ogni
assaggio di godere della presentazione del produttore. Tutti indifferentemente
gentili, disponibili a raccontarsi e a raccontare i propri vini e il proprio
lavoro.
A fine serata mi sono passati nel calice una cinquantina di
assaggi da una ventina di cantine tra cui una Slovena, una Tedesca, una
Alsaziana e una Rumena.
Non amo fare classifiche perché ognuno si presentava con le
proprie tipicità, eterogenee e quindi una classifica rispecchierebbe il mio
personale gusto e non un reale valore. Tutti i vini esposti comunque sono
selezionati come da tradizione dalle commissioni dell’organizzazione a tutela
dell’altissima qualità dei vini in degustazione.
Passiamo allora alle brevi note sui vini.
In generale quasi tutte le aziende hanno dimostrato una
buona attenzione alla pulizia dei loro vini, a finezza ed eleganza, sfatando la cattiva e
diffusa opinione che sia normale che i vini fatti in regime controllato
biologico o biodinamico possano o debbano puzzare quasi a tutele dalla loro
spiccata naturalezza.
In Abruzzo abbiamo incontrato tre aziende. La regione è di
grandi tradizioni per quanto riguarda culture biologiche e biodinamiche e ci
piaceva assaggiare realizzazioni dalle uve tipiche di produttori diversi.
Cascina del Colle con
una Falanghina brut metodo charmat, fresca e molto profumata, ottima da
aperitivo e un Pecorino bio, LA CANALE, fresco e sapido con un frutto bianco
intenso al naso e di buona persistenza finale.
Marchesi di Cordano con TRINITA’ riserva 2011 da uve Montepulciano
con frutto inteso, speziatura ricca dolce di pepe bianco e cannella, terziari
che si spostano sulla polvere di caffe e il bastoncino di liquirizia. Ottima
bocca ancora fresca e golosa e l’altra riserva, SANTINUMI dove l’uva Montepulciano
esegue un appassimento in vigna di una ventina di giorni e una volta vinificato
passa un anno in botte grande, uno in barrique e uno di bottiglia prima di
essere messo in commercio. Il frutto diventa confettura, la speziatura assume
note nere e le tostature salgono fino alla vaniglia. Davvero una bella bevuta.
Per ultimo un Pinot nero dalle piante più giovani del vigneto destinato a
spumantizzare. SANTA GIUSTA è il tipico pinot nero “robusto” rispetto alle
versioni alto atesine, con un frutto nero carico e corposo. Vino piacevole ma
che perde l’eleganza estrema di questo vitigno coltivato a latitudini diverse.
Nicola di Sipio. Si
parte da un Colline Teatine Bianco, pecorino, trebbiano e falanghina di un
paglierino quasi dorato. Coniuga bene insieme fiori intensi e frutta polposa
con note vegetali fresche. Sorso rotondo, fresco e sapido quanto basta per
chiederne subito un altro. Si passa poi alla riserva di Montepulciano,
impenetrabile e strutturata dove il classico bouquet di marmellata di frutti di
bosco si amalgama bene con una speziatura importante e le classiche note terziarie
empireumatiche. Un piatto di formaggi a lunga stagionatura avrebbero allietato
la degustazione.
In Campania il primo incontro è con La Fortezza e il loro aglianico del Taburno, frutto e speziatura
intensi e un buon finale lungo e gustoso.
In Emilia Romagna con Bonfiglio
e il suo Pignoletto Frizzante, 45 giorni in autoclave, che si esalta dell’ammandorlato
tipico dell’uva ben amalgamato con i fiori bianchi e la mela golden, oltre al "ALBA
IN VIGNA" che rifermenta naturalmente in bottiglia come da tradizione
donando un perlage più fine e cremoso e una grande eleganza al vino.
Tenuta Biodinamica Mara è la seconda
cantina di questa regione con il suo Maramia, sangiovese biodinamico fresco,
succoso ed elegante che nasce con la musica di Mozart in vigna per terminare ai
canti gregoriani della bottaia. Una sorprendente espressione, completamente
diversa da quella a cui un toscano come me è abituato.
Visentini Andrea e
il suo Pinot Bianco del Bio Distretto Gramogliano all’interno della zona dei
Colli Orientali del Friuli , coltivato su terreno marnosi dai profumi
straripanti di ananas e delle banane ben raffigurate in etichetta.
Nelle Marche troviamo Il
Conventino di Monteciccardo, davvero una bella sorpresa, con due vitigni a
me sconosciuti, il FAMOSO con l’omonimo vino e L’incrocio Bruni 54 usato per il
Corniale. Luminoso, leggero, profumato di fiori e frutta gialla carnosa e
croccante, sapido e minerale il Famoso mentre più spostato e fiori e frutta bianca, esotico con note tendenti
al sauvignon blanc della magnolia e della salvia il Corniale, ancora più sapido
e fresco. Davvero due bevute piacevolissime
come la persona che ci ha accolto al banco per gli assaggi.
Il Sapore della Luna è stata la seconda cantina marchigiana con un classico pecorino Offida,
SPIAGGE, di buon corpo, elegante a dispetto della grande aromaticità minerale e
del frutto. Foto meravigliose di un agriturismo che invogliano a una futura
visita.
E si passa in Sicilia con Cantine Rallo e il suo
Zibibbo in versione secca Al Qasar dove gli aromi tipici dell’uva, la pesca, le
mandorle e le zagare si esaltano e nella versione passito dove la frutta
diventa secca tra albicocca, miele e mandorle, entrambi eleganti, freschi e
sapidi a donare un ottimo equilibrio. Tenuta
Bastonaca con un Nero d’Avola scuro come le prugne e le marasche che lo
animano e ricco di spezie profumate del sud e un Frappato con le sue mille sfumature
di frutti di bosco morbidi ed eleganti, entrambi vinificati in purezza. Sovrano
della zona e dell’azienda il tipicissimo Cerasuolo di Vittoria ottenuto dal
blend di entrambi le uve che concorrono in egual modo, bilanciandosi e
intrecciandosi con la forza di uno e la morbidezza dell’altro uniti da una
trama tannica fittissima e setosa. Termino
il giro di questa bellissima isola con i vini della Cantina Gurrieri sempre nei terreni di Vittoria, ancora con delle
ottime realizzazioni di Nero d’Avola e di cerasuolo della omonima docg. Nero d’avola
con frutto rosso croccante, speziatura intensa e buona mineralità che
concorreranno nella versione Cerasuolo di Vittoria Classico a donare grande
ampiezza olfattiva e retro olfattiva ad un vino perfettamente armonico.
Si cambia regione e stile ma si rimane su prodotti di
altissima qualità arrivando in Trentino. La Cantina Aldeno è la prima con cui ci intratteniamo, Gewurztraminer
e Chardonnay di grande pulizia olfattiva, certificati orgogliosamente bio-vegan,
e Maso Cantaghel di cui degustiamo
un pinot nero vivace e morbido, abbastanza unico per la zona dove viene
coltivato.
Il Veneto è terra di spumanti e la prima bevuta della
giornata è stata proprio con gli ottimi vini dell’azienda Fongaro Spumanti Metodo Classico, due eccellenti riserve, brut e
pas dose, da uve Durella in purezza. Spumanti eleganti sia per aromi che per
perlage fine e persistente, forse meno conosciuti di altre realtà ma
sicuramente di ottimo livello qualitativo.
Quota
101 e il suo Gelso di Lapo in
onore dell’albero dove va a riposare il loro cane, un passito ottenuto da sole
uve Moscato Giallo che sprigiona forti aromi di zagare e scorza d’arancio
candita, di fichi secchi e di uva passa.
Tenute Ugolini ci accompagna in valpolicella dove assaggiamo Pozzetto,
valpolicella classico scuro e brillante, ricco di frutta matura ben sorretta da
una buona sapidità che facilita la beva. A seguire un eccellente Ripasso Classico
Superiore dove la morbidezza di un frutto stramaturo si apre con una grande
speziatura nera e note tostate e di vaniglia nel finale.
E visto che c’eravamo perché non fare qualche digressione
sui vini esteri?
Dalla Slovenia Klet
BRDA, due Rebula in versione secca e spumantizzata brut, sottili negli
aromi ma di grande beva fresca, e minerale. Sorprendente il Motnik, vino di
tradizione secolare, riscoperto in un antico libro di famiglia e provato a
realizzare nuovamente. Per disinfettare le botti venivano usate le affumicature
di erbe aromatiche che crescevano nella zona. Questa particolare tostatura aromatica
dona alla rebula degli aromi unici, quasi da vino mediterraneo.
Dall’Alsazia Domaine
Albert Mann con due grand cru rispettivamente
con riesling di grande complessità aromatica, citrico e minerale e Gewurztraminer
floreale e fruttato varietale ma grandissima finezza.
Dalla Mosella Weingut
Hoffranzen dove la simpatia e la cordialità della figlia ci ha guidato
attraverso i 5 vini che avevano in esposizione alla scoperta delle varie
versioni di riesling auslese, spatlese, alte reben. Dall’eleganza e dalla pulizia
aromatica di questi prodotti si capisce perfettamente quanto non esista
convivenza tra colture e certificazioni per vini organici e biodinamici e
difetti olfattivi e gustativi che spesso vengono giustificati. Profumi intensi,
freschezza e mineralità in equilibrio con residui zuccherini donano a questi
nettari caratteristiche che solo in queste zone si riescono ad ottenere.
Dalla Romania Crama
Basilescu e non poteva certo mancare una Feteasca negra a completare il
giro. Vitigno che rende un frutto abbastanza spigoloso nelle sue componenti
dure, spesso al limite del disarmonico. Un vino forte, intenso, caldo che sa di
prugne secche, di pepe, di vaniglia, con una carica tannica importante.
Sicuramente una forte personalità che avrà modo di arrotondarsi col tempo.
La prima giornata è volata via tra i tanti racconti e gli
ottimi vini. La formula di selezione forse non soddisferà tutti i produttori
che vorrebbero avere spazio per tante loro creazioni ma sicuramente soddisfa i
partecipanti che hanno modo di testare vini sempre interessanti e a livelli
davvero alti. Vedremo il sabato cosa ci riserverà ma se questo è il presupposto
sono sicuro che sarà una giornata col botto !