giovedì 21 luglio 2016

L'eleganza dello Chardonnay : Pierre Gimonnet et Fils

Siamo nel cuore della Cote de Blancs, regno indiscusso dello Chardonnay, a Cuis per l’esattezza. 
Oltre 2 secoli di tradizione familiare nella produzione dello Champagne. 
Oltre la metà delle vigne ha più di 40 anni. Parcelle sparse in tante zone di cui 12ha di Grand cru. 
Ci arriviamo in tarda mattinata facendo cento metri a piedi giù per una collina. Una stretta strada che costeggia le vigne e che ci porta a questa elegante maison. Si vede la differenza rispetto ai piccoli RM dovuta alle dimensioni e quindi al giro di affari, 28ha di Chardonnay non sono pochi, ma lo champagne non si fa con le quantità, si fa anche e soprattutto con la passione. 

Il titolare guiderà la degustazione, elegante e compunto come i sui vini, puliti, precisi, perfettamente ordinati. Ogni particolare è curato e sta esattamente lì dove dovrebbe essere. Come tutte le cose maniacali non sprizza forse simpatia, ma non sarebbe giusto fare un torto ai suoi vini, 6 etichette che ci offre in degustazione. 



Brut è la parola d’ordine in champagne e qui manifesta il suo significato, si eleva all’ennesima potenza. 

Grandissimi equilibri nella ricerca della più alta eleganza. Lo stile universale delle grandi maison. 



Si parte con la Cuvée Cuis 1er cru, allegro, leggero e puro. Ottimo per un aperitivo. 
Rosè de Blancs, cuvée blanc de blancs a cui si aggiunge vino rosso di Bouzy per arrivare ad un bel rosato, cremoso, minerale e agrumato. Alla cieca sicuramente si scambierebbe per un bianco. 
Oger Grand Cru è l’unico da singola zona, realizzazione anomala per la maison che fa proprio delle Cuvée la sua arma vincente. Sarà suggestione ma il non essere uniformato lo rende intrigante, intenso e di carattere. 
Fleuron 2009, solo nelle grandi annate, non spicca in qualcosa di particolare ma dimostra quanto le cuvées possano incidere nello stile di uno champagne dando precisa identità. Il trionfo dell’equilibrio. 
Oenophile 2008, il mio preferito, non dosato ma lo stesso elegante, un abito bianco, ricco di merletti, con uno spacco vertiginoso che però rimane sempre perfettamente al suo posto. Immutabile. 
Si termina con lo Special Club 2010, cambia il nome ma lo stile è scolpito nella roccia. Vini di riserva di oltre 40 anni. L’incarnazione del sogno del proprietario.








Livello generale decisamente buono, per i puristi dello champagne e per gli amanti dei brut, senza se e senza ma. Personalmente amo un po di più l'azzardo e di conseguenza il cuore mentre in questa maison prevale nettamente la testa, ma non è un difetto ;-)

giovedì 14 luglio 2016

Diogene Tissier & Fils




Valle della Marna, patria del Pinot Meunier, per la precisone a Chavot-Courcourt. 
Maison fondata da Diogene Tissier nel 1931. 
Da allora la grande attenzione in vigna e per le vendemmie sono il motto di famiglia  per ottenere champagne di grandissima finezza ed eleganza pur privilegiando la potenza del frutto coltivato su questi terreni, Chardonnay, Pinot Noir e Pinot Meunier. 

Bel personaggio Vincent, di quelli da passarci la giornata anche se hai il tempo contato. Sorride anche con gli occhi dimostrando tutta la passione che poi ritroveremo nei suoi 4 vini che ci presenta in degustazione. Ci porta a vedere la cantina e tutte le sue pratiche, la pressa tradizionale, le botti di legno, il remuage che fatto a mano è stupefacente da quanto preciso e veloce. 



Perlage finissimi e cremosi, mai uno spigolo, fini in ingresso si aprono meravigliosamente in bocca scaldandosi e regalando trame di composte di mele e pere, di pan brioche, di dolci con canditi di agrumi. 
Champagne soavi con finali lunghi e gioiosi dove si presentano nocciole e bergamotto. Una grande  espressione. Difficile da trovare un vincitore ma la lotta si concluderà in ex-equo sul filo di lana tra la Cuvée de Réserve (25% di Meunier) e il Saveur de Juliette (70% di Meunier). Grandissimo rapporto qualità/prezzo! …..e poi il Meunier mi piace !




Cuvée Extra Brut 80 chardonnay e 20 pinot noir è quasi un Pas Dosè, 3g/l invitanti, profumati, fresco e nervoso ma allo stesso tempo e eleganti e mai spigoloso. Grande bevibilità.

Blanc de Blancs Brut, 7g/l , fiori bianchi e miele, frutta in composta di mele e per polposa, grassa, mandorle e pane tostato. Fine e gustoso.

Cuvèe de Reserve, 8 g/l, 60 % Chardonnay. 15 % Pinot Noir e 25 % Pinot Meunier, il colore aumenta intensità ma il naso e la bocca restano freschi e profumati, agrumato croccante e luminoso. Perlage fine come quello di tutti i vini di questa Maison. Peccato per il dosaggio che non soddisfa il mio gusto perché aromi e profumi abbondano piacevoli.

Cuvée Saveur de Juliette brut, 7g/l 30% pinot noir e 70 pinot meunier. Un vero blanc de noirs. Un oro scarico ma lucente e una bollicina finissima e cremosa. Frutti di bosco freschi e profumati. Dolce, morbido e carezzevole con una struttura di tutto rispetto.



Forse tra le piccole realtà visitata quella più espressiva, forse per gli uvaggi o forse per la cura e l’amore. Sicuramente un ottimo RM con un grande rapporto qualità prezzo.

sabato 9 luglio 2016

I profumi di Lamole

Calda sera di luglio, senza andare al mare…. c’è una bella serata al To Wine con i produttori di Lamole, c’è l’aria condizionata, amici, grandi vini del territorio, i produttori e un bel buffet. Affare fatto !
Lamole è un anfiteatro naturale posto a metà tra Greve e Radda, tra i 500 e i 700 metri di altitudine, che si apre protetto a nord dal Monte San Michele con un’esposizione ottimale per coltivare olivi e viti. Perfetto !




Territorio
Terreni di origine marina friabili e quasi aridi, quasi sabbia, poca argilla, poco fertili. Già dall’epoca romana si coltiva la vite da queste parti e già dai primi dell’800 si riconoscono le qualità dei vini di questa perla del Chianti. Tante vigne con tantissimi anni da raccontare. Strette terrazze con muri a secco che creano un paesaggio fatto di tante lingue di terra, piccole lame, forse le “Lamole” da cui prende il nome. Terreni adatti per il giaggiolo, fiore della tipicità toscana, che dona alla terra i suoi profumi di cui anche il vino si arricchisce.

Storia a tradizione
A Lamole si produce un Chianti Classico meraviglioso, fresco, profumato, chiaro e trasparente come dovrebbe essere un Sangiovese. Di poco corpo ma ricco ed elegante.  E’ un piacere parlare stasera con i produttori, sembrano veramente dei fratelli almeno negli intenti. Legati a doppio nodo alle loro tradizioni, al loro territorio, al modo di fare vino come si è sempre fatto in questa zona. Qualcuno usa ancora il castagno per le botti, tutti il cemento. Qui i supertuscan non fanno parte della cultura quotidiana, le barrique lasciano il posto ai tonneau usati, pochi in realtà, ma soprattutto tanta tradizione toscana. Esiste invece ancora la malvasia del disciplinare del Marchese Ricasoli e nonostante non possa più essere usata nei Chianti Classico viene usata per fare gli IGT. No Cabernet Sauvignon ma Malvasia e gli IGT tornano a essere i Chianti Classico della vecchia tradizione. La Malvasia veniva usata per ammorbidire le spigolosità del Sangiovese, ma in questi vini di spigolosità ce ne sono poche anzi non ce ne sono proprio. Tannini finissimi e delicati, grande freschezza ma sempre in buon armonia con il resto della bocca, frutto di grandi profumi ma mai pastoso e ingombrante. Sapida mineralità. Tutti piccoli produttori innamorati della loro terra, con tanta voglia di raccontarla e di raccontarsi. Il vino quasi passa in secondo piano tanto a piacevole stare insieme e interagire con i proprietari de Le Masse di Lamole, Castellinuzza e Piuca, Podere Castellinuzza e i Fabbri e dei loro racconti, della loro passione, dei loro sorrisi.

Come e Perché (c’è sempre un come e un perché)
Si sono associati i produttori di Lamole, per preservare il loro terroir, e sono da ammirare per questo. Cercano di salvare la loro identità dalla generalizzazione dei grandi consorzi e delle grandi aziende per sopravvivere, con la forza della dignità e l’onore di chi realizza degli ottimi vini. Qui la zonazione non è un idea ma è la quotidianità, tanto sono riconoscibili i vini prodotti in questa piccola area. Il Chianti Classico parte dai margini di Firenze e arriva fino a Siena, uno dei territori forse più variegati ed eterogenei nelle tante denominazioni italiane. Dare spazio al concetto di zona, di Cru come lo intendono in Borgogna, valorizzerebbe immensamente soprattutto i piccoli produttori. Speriamo che prima o poi si riescano a vincere le logiche dei grandi consumi e si possa dare spazio anche alle piccole eccellenze.

Passiamo ai 4 vini della serata:



Le Masse di Lamole Chianti Classico DOCG 2013, Giuliano Macinai marito della proprietaria Anna Maria Socci è con noi. Sangiovese 90%, Canaiolo e Malvasia Nera per il rimanente 10%. Le vigne fino a 700mt slm e si sente! I fiori e i Giaggioli escono dal bicchiere e si insinuano nelle narici da lontano. Botti di castagno per l’affinamento. Quel castagno così difficile da usare che dona una nota amarognola al vino. Elegantissimo, fresco, entra in bocca profumato in punta di piedi, si scalda e si apre. Un elisir di fiori e frutta rossa, tanta, tanta freschezza ma mai pungente, tannini delicatissimi e una trasparenza da innamorarsi. Lo conosco bene, mi è sempre piaciuto, e mi piace di più ogni volta. Croccante.






Castellinuzza e Piuca Chianti Classico DOCG 2013, Giuliano Coccia, 90% Sangiovese e 10% Canaiolo. Cemento e vetro per produrre questo vino. La classica frutta rossa e tante viole tipiche. Il pepe nero fresco e profumato avvolge la bocca sapida e minerale. Non è piccante ma solo profumato. E ancora freschezza e eleganza, tanta armonia nelle sue componenti. Un vino da bere subito per goderselo con tanto piacere, con un poco di struttura in più del precedente senza mai perdere l’abito elegante che indossa. Speziato.








Podere Castellinuzza Chianti classico DOCG 2013, il sorriso di Serena Coccia lo rappresenta perfettamente, un sorriso educato ma travolgente, allegro, vivace, come il suo vino. Sangiovese 95% e Canaiolo per il rimanente 5%. Selezione accurata in vigna e poi cemento e vetro per l’affinamento. Fiori e frutti tipici Lamolesi, si inizia però a salire di complessità con qualche nota che ricorda il tabacco fresco, dolce. Immancabile eleganza e armonia in una incontro perfetto fra frutto, freschezza e tannini ancora una volta finissimi. Solare.









I Fabbri Chianti Classico DOCG Terra di Lamole 2012 ancora una donna, Susanna Grassi, con tanta passione travolgente per la sua vita, il vino ! In questo caso il vino è una delle selezioni dei Fabbri, uvaggio classico Sangiovese 90% e Canaiolo 10%. Si parte in vigna a scegliere la qualità. L’affinamento in parte in Tonneaux usati  di rovere francesce per 12 mesi e in parte in cemento. Si vede dal colore, più scuro degli altri e si mostra in bocca dove aggiunge un pizzico di complessità, di frutta più nera e succosa. Sale il corpo e la struttura ma rimane riconoscibile per i grandi profumi. E i tannini seppur più presenti degli altri sono godibilissimi. Lunga vita davanti a se. Austero ma non troppo.






Chiudere il racconto è difficile ma rimane un gran bel ricordo di vino e di passione, di persone e del loro lavoro duro che raccontano con gioia. Quello che mi piace del vino stava qua stasera e ne abbiamo goduto insieme.

i vini del Sud Africa