martedì 15 novembre 2016

XXV Merano WineFestival . Bio&Dynamica


XXV Merano WineFestival è la Kermesse italiana per eccellenza dal 1992 dove si incrociano le eccellenze del vino e del cibo in Italia e non solo.

Ho partecipato alle prime due giornate, venerdì 4 e sabato 5 anche se le giornate per eccellenza sono il lunedì e il martedì con le vecchie annate e gli champagne a farla da padrona.



Si arriva a Merano per le 11, giusto in tempo per uno spuntino prima di affrontare i due saloni Wine international ma soprattutto Bio&Dynamica
Il tempo è stato clemente e abbiamo fatto un viaggio tranquillo. La giornata del venerdì non soffre della calca che ci attenderà il giorno successivo ed è un’eccellente occasione per incontrare tante aziende che fanno del biologico, del biodinamico e del naturale il oro pane quotidiano. Forse nessuno dei nomi altisonanti che vedremo domani o almeno in parte, ma non per questo meno interessanti o meno piacevoli da gustare discorrendo con i proprietari o i responsabili commerciali.



Belle scoperte, alcune riconferme di vini conosciuti e un pizzico “esotico” di vini internazionali di buoni fattura.

Il piano terra della Kurhaus scintilla austero e teutonico, elegante e austroungarico e si addobba ogni anno di banchi di degustazione da cui zampillano i migliori nettari della produzione di vini organici e biodinamici.

La giornata volerà via piacevolissima proprio perché l’affluenza limitata rispetto alla manifestazione principale mi permette a ogni assaggio di godere della presentazione del produttore. Tutti indifferentemente gentili, disponibili a raccontarsi e a raccontare i propri vini e il proprio lavoro.

A fine serata mi sono passati nel calice una cinquantina di assaggi da una ventina di cantine tra cui una Slovena, una Tedesca, una Alsaziana e una Rumena.




Non amo fare classifiche perché ognuno si presentava con le proprie tipicità, eterogenee e quindi una classifica rispecchierebbe il mio personale gusto e non un reale valore. Tutti i vini esposti comunque sono selezionati come da tradizione dalle commissioni dell’organizzazione a tutela dell’altissima qualità dei vini in degustazione.

Passiamo allora alle brevi note sui vini.



In generale quasi tutte le aziende hanno dimostrato una buona attenzione alla pulizia dei loro vini, a finezza ed eleganza, sfatando la cattiva e diffusa opinione che sia normale che i vini fatti in regime controllato biologico o biodinamico possano o debbano puzzare quasi a tutele dalla loro spiccata naturalezza.

In Abruzzo abbiamo incontrato tre aziende. La regione è di grandi tradizioni per quanto riguarda culture biologiche e biodinamiche e ci piaceva assaggiare realizzazioni dalle uve tipiche di produttori diversi.

Cascina del Colle con una Falanghina brut metodo charmat, fresca e molto profumata, ottima da aperitivo e un Pecorino bio, LA CANALE, fresco e sapido con un frutto bianco intenso al naso e di buona persistenza finale.


Marchesi di Cordano con TRINITA’ riserva 2011 da uve Montepulciano con frutto inteso, speziatura ricca dolce di pepe bianco e cannella, terziari che si spostano sulla polvere di caffe e il bastoncino di liquirizia. Ottima bocca ancora fresca e golosa e l’altra riserva, SANTINUMI dove l’uva Montepulciano esegue un appassimento in vigna di una ventina di giorni e una volta vinificato passa un anno in botte grande, uno in barrique e uno di bottiglia prima di essere messo in commercio. Il frutto diventa confettura, la speziatura assume note nere e le tostature salgono fino alla vaniglia. Davvero una bella bevuta. Per ultimo un Pinot nero dalle piante più giovani del vigneto destinato a spumantizzare. SANTA GIUSTA è il tipico pinot nero “robusto” rispetto alle versioni alto atesine, con un frutto nero carico e corposo. Vino piacevole ma che perde l’eleganza estrema di questo vitigno coltivato a latitudini diverse.

Nicola di Sipio. Si parte da un Colline Teatine Bianco, pecorino, trebbiano e falanghina di un paglierino quasi dorato. Coniuga bene insieme fiori intensi e frutta polposa con note vegetali fresche. Sorso rotondo, fresco e sapido quanto basta per chiederne subito un altro. Si passa poi alla riserva di Montepulciano, impenetrabile e strutturata dove il classico bouquet di marmellata di frutti di bosco si amalgama bene con una speziatura importante e le classiche note terziarie empireumatiche. Un piatto di formaggi a lunga stagionatura avrebbero allietato la degustazione.

In Campania il primo incontro è con La Fortezza e il loro aglianico del Taburno, frutto e speziatura intensi e un buon finale lungo e gustoso.

In Emilia Romagna con Bonfiglio e il suo Pignoletto Frizzante, 45 giorni in autoclave, che si esalta dell’ammandorlato tipico dell’uva ben amalgamato con i fiori bianchi e la mela golden, oltre al "ALBA IN VIGNA" che rifermenta naturalmente in bottiglia come da tradizione donando un perlage più fine e cremoso e una grande eleganza al vino. 


Tenuta Biodinamica Mara è la seconda cantina di questa regione con il suo Maramia, sangiovese biodinamico fresco, succoso ed elegante che nasce con la musica di Mozart in vigna per terminare ai canti gregoriani della bottaia. Una sorprendente espressione, completamente diversa da quella a cui un toscano come me è abituato.

Visentini Andrea e il suo Pinot Bianco del Bio Distretto Gramogliano all’interno della zona dei Colli Orientali del Friuli , coltivato su terreno marnosi dai profumi straripanti di ananas e delle banane ben raffigurate in etichetta.

Nelle Marche troviamo Il Conventino di Monteciccardo, davvero una bella sorpresa, con due vitigni a me sconosciuti, il FAMOSO con l’omonimo vino e L’incrocio Bruni 54 usato per il Corniale. Luminoso, leggero, profumato di fiori e frutta gialla carnosa e croccante, sapido e minerale il Famoso mentre più spostato e fiori e frutta bianca, esotico con note tendenti al sauvignon blanc della magnolia e della salvia il Corniale, ancora più sapido e fresco. Davvero due bevute piacevolissime come la persona che ci ha accolto al banco per gli assaggi. 


Il Sapore della Luna
è stata la seconda cantina marchigiana con un classico pecorino Offida, SPIAGGE, di buon corpo, elegante a dispetto della grande aromaticità minerale e del frutto. Foto meravigliose di un agriturismo che invogliano a una futura visita.

E si passa in Sicilia con Cantine Rallo e il suo Zibibbo in versione secca Al Qasar dove gli aromi tipici dell’uva, la pesca, le mandorle e le zagare si esaltano e nella versione passito dove la frutta diventa secca tra albicocca, miele e mandorle, entrambi eleganti, freschi e sapidi a donare un ottimo equilibrio. Tenuta Bastonaca con un Nero d’Avola scuro come le prugne e le marasche che lo animano e ricco di spezie profumate del sud e un Frappato con le sue mille sfumature di frutti di bosco morbidi ed eleganti, entrambi vinificati in purezza. Sovrano della zona e dell’azienda il tipicissimo Cerasuolo di Vittoria ottenuto dal blend di entrambi le uve che concorrono in egual modo, bilanciandosi e intrecciandosi con la forza di uno e la morbidezza dell’altro uniti da una trama tannica fittissima e setosa. Termino il giro di questa bellissima isola con i vini della Cantina Gurrieri sempre nei terreni di Vittoria, ancora con delle ottime realizzazioni di Nero d’Avola e di cerasuolo della omonima docg. Nero d’avola con frutto rosso croccante, speziatura intensa e buona mineralità che concorreranno nella versione Cerasuolo di Vittoria Classico a donare grande ampiezza olfattiva e retro olfattiva ad un vino perfettamente armonico.

Si cambia regione e stile ma si rimane su prodotti di altissima qualità arrivando in Trentino. La Cantina Aldeno è la prima con cui ci intratteniamo, Gewurztraminer e Chardonnay di grande pulizia olfattiva, certificati orgogliosamente bio-vegan, e Maso Cantaghel di cui degustiamo un pinot nero vivace e morbido, abbastanza unico per la zona dove viene coltivato.

Il Veneto è terra di spumanti e la prima bevuta della giornata è stata proprio con gli ottimi vini dell’azienda Fongaro Spumanti Metodo Classico, due eccellenti riserve, brut e pas dose, da uve Durella in purezza. Spumanti eleganti sia per aromi che per perlage fine e persistente, forse meno conosciuti di altre realtà ma sicuramente di ottimo livello qualitativo.

Quota 101 e il suo Gelso di Lapo in onore dell’albero dove va a riposare il loro cane, un passito ottenuto da sole uve Moscato Giallo che sprigiona forti aromi di zagare e scorza d’arancio candita, di fichi secchi e di uva passa. Tenute Ugolini ci accompagna in valpolicella dove assaggiamo Pozzetto, valpolicella classico scuro e brillante, ricco di frutta matura ben sorretta da una buona sapidità che facilita la beva. A seguire un eccellente Ripasso Classico Superiore dove la morbidezza di un frutto stramaturo si apre con una grande speziatura nera e note tostate e di vaniglia nel finale.

E visto che c’eravamo perché non fare qualche digressione sui vini esteri?

Dalla Slovenia Klet BRDA, due Rebula in versione secca e spumantizzata brut, sottili negli aromi ma di grande beva fresca, e minerale. Sorprendente il Motnik, vino di tradizione secolare, riscoperto in un antico libro di famiglia e provato a realizzare nuovamente. Per disinfettare le botti venivano usate le affumicature di erbe aromatiche che crescevano nella zona. Questa particolare tostatura aromatica dona alla rebula degli aromi unici, quasi da vino mediterraneo.

Dall’Alsazia Domaine Albert Mann con due grand cru rispettivamente con riesling di grande complessità aromatica, citrico e minerale e Gewurztraminer floreale e fruttato varietale ma grandissima finezza.

Dalla Mosella Weingut Hoffranzen dove la simpatia e la cordialità della figlia ci ha guidato attraverso i 5 vini che avevano in esposizione alla scoperta delle varie versioni di riesling auslese, spatlese, alte reben. Dall’eleganza e dalla pulizia aromatica di questi prodotti si capisce perfettamente quanto non esista convivenza tra colture e certificazioni per vini organici e biodinamici e difetti olfattivi e gustativi che spesso vengono giustificati. Profumi intensi, freschezza e mineralità in equilibrio con residui zuccherini donano a questi nettari caratteristiche che solo in queste zone si riescono ad ottenere.



Dalla Romania Crama Basilescu e non poteva certo mancare una Feteasca negra a completare il giro. Vitigno che rende un frutto abbastanza spigoloso nelle sue componenti dure, spesso al limite del disarmonico. Un vino forte, intenso, caldo che sa di prugne secche, di pepe, di vaniglia, con una carica tannica importante. Sicuramente una forte personalità che avrà modo di arrotondarsi col tempo.


La prima giornata è volata via tra i tanti racconti e gli ottimi vini. La formula di selezione forse non soddisferà tutti i produttori che vorrebbero avere spazio per tante loro creazioni ma sicuramente soddisfa i partecipanti che hanno modo di testare vini sempre interessanti e a livelli davvero alti. Vedremo il sabato cosa ci riserverà ma se questo è il presupposto sono sicuro che sarà una giornata col botto !

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