Sabato mattina e piove a dirotto, parcheggi esterni
strapieni, ma riusciamo cumunque a trovare un posto. La coda esterna è lunga ma per
fortuna scorre abbastanza bene e riusciamo ad entrare in pochi minuti. L’interno dell’ingresso
e strapieno a dimostrazione che la manifestazione riscuote veramente un grande
interesse.
Il Merano WineFestival in 25 anni è diventato uno degli
eventi immancabili del panorama italiano e internazionale, grazie alla capacità
di innovare il programma e mantenere la tradizione di selezionare
esclusivamente prodotti di qualità superiore.
La formula delle selezioni di grandi vini garantisce un
ottimo livello di prodotti e i visitatori si precipitano come di consueto lungo
il classico percorso degustativo dagli spumanti avanti fino ai rossi più strutturati
che affronteremo nel pomeriggio. Almeno due, dei 4 prodotti in degustazione
presso ciascun tavolo, hanno raggiunto una valutazione pari e/o superiore agli
86/100 punti.
Tra le novità di questa edizione spicca la GourmetArena for
professionale only, l’iniziativa rivolta a professionisti e stampa del settore
food. La tradizionale rassegna bio&dynamica si sposta qui al Kurhaus e la
sezione Wine International iniziata venerdì, anziché sabato, che aveva un focus
sui vini Libanesi e Georgiani.
Tornano le Charity WineMasterclasses, le degustazioni
guidate benefiche a cui purtroppo non potrò partecipare.
L’ingresso nella sala principale ha sempre il suo fascino e
non potrebbe essere migliore di quello che ci aspetta. Tutte le grandi
eccellenze italiane in materia di bollicine sono li pronte ad accoglierci in un
brulichio gioviale di appassionati entusiati.
Inutile entrare nei dettagli di tutti i grandi vini
degustati con piacere sempre grazie a un’ottima e presente interazione con gli
stessi produttori, disponibili a un racconto o alla descrizione delle loro
eccellenze.
Quale miglior inizio poteva attenderci se non la Cuvee
Marianna e la Riserva Extra Brut di Arunda. Un bacio schioccante giusto sulla
porta d’ingresso. Ci voltiamo e Cà del Bosco sta proprio li davanti insieme ad
un meraviglioso Dosage Zero della Vintage Collection 2001. Mezzo giro ancora e
piombiamo in Franciacorta, Monterossa e due spumanti di livello top, Prima
Cuvee brut e una jeroboam di Carbochon. Già a questo punto si camminava a 10 cm
da terra, leggeri e felici.
Avanti ancora con gli spumanti, come fare a fermarsi…Bersi
Serlini Cuvee N°4, un Brut Zero riserva 2005 da Monforte d’Alba del Podere
Rocche dei Manzoni, il fantastico Monsupello Nature, ancora Franciacorta e
Lugana spumantizzati fino ad arrivare in paradiso con Maso Martis e la sua
fantastica offerta dove spiccano il Dosaggio Zero Riserva e un sublime Madame
Martis.
Tra i bianchi dell’ Alto Adige potrei abbandonarmi e non
vorrei far toro a nessuno ma ho un ottimo ricordo di Kerner e Sylvaner della
cantina Valle Isarco, dell’intramontabile Feldmarschal di Tiefenbrunner, degli
elegantissimi bianchi della cantina Tramin, il carattere di Sauvignon Blanc e
Chardonnay di Manincor. Nals Margreid, Baron di Pauli, la qualità indiscussa
della gamma dei vini di Kellerei Bozen.
Non ci siamo accorti e sono già quasi le due del pomeriggio,
un salto veloce a godere delle delizie culinarie del padiglione a fianco per
poi tornare di corsa tra le tante sale dove ci aspettano ancora un’infinità di
eccellenti vini. Ci vorrebbe una settimana e forse non basterebbe.
Potrei scrivere una guida con tutto quello che ho avuto
piacere di sentire ma meglio di no, ci sono già tanti che lo fanno. Solo una citazione per i tre ottimi Barolo
di Vajra, così come per il Laziale Casale del Giglio e i suoi vini potenti ed
eleganti.
Una sorpresa piacevole con un simpaticissimo americano,
Trifecta, e il suo pinot nero della Russian River Valley e il classicissimo
Cabernet Sauvignon della Napa.
Quattro vini Libanesi in un colpo solo…un bianco e tre rossi
importanti ancora molto giovani e bisognosi di riposo e un salto in Georgia con
una lunga fila di vini in anfora sicuramente degni di attenzione ma molto difficili
da inserire per gusto e tipologia a metà pomeriggio.
E allora dove terminare la serata se non tra altri ottimi
Barolo. Ceretto e il suo Bricco Rocche era li lussurioso ad aspettarci, seguito
da vicino dai vini austeri e forti di Elio Grasso con la sua 2012 Gavarini Chiniera
e una strepitosa riserva 2010 Runcot di grande spessore e profondità olfattiva.
Mi fermo qui anche se vorrei poter ripartire adesso ma sono
certo che la prossima edizione non sarà meno e potremmo godere ancora di queste
fantastiche eccellenze.
Salute Merano, ci vediamo il prossimo anno.
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