giovedì 29 giugno 2017

Maremma biodinamica : La Busattina

Gita di Giugno con amici a San Martino sul Fiora (GR), località La Busattina, da cui prende il nome l'azienda di Elisabetta ed Emilio, amici di Paolo che ci accompagna.


La giornata è calda e rispecchia perfettamente il caldo di una stagione fin qui arida a tal punto da mettere a serio rischio le culture. L'azienda è immersa nella pace di un  verde boschivo a circa 500mt sul livello del mare da cui si domina perfettamente la costa toscana fino a vedere il promontorio dell'Argentario e in lontananza l'isola del Giglio. Un colle baciato dal sole e rinfrescato da brezze marine che qui non mancano mai.

Si parte con Emilio per visitare il vigneto sotto casa, parte storica degli appezzamenti, per poi proseguire su una parcella poco più sotto.
Poco meno di 5 ettari vitati  in totale, immersi nei boschi di quercia che proteggono naturalmente con le proprie biodiversità i vigneti da parassiti. Terreni poveri di sabbie rossastre e pietra arenaria che affiora ovunque.


Rese bassissime, 40 quintali per ettaro circa cotivate in regime biodinamico, certificato Demeter, dal 1998. Classici preparati 500 e 501, e il minimo indispensabile di rame e zolfo per proteggersi dai funghi solo in caso di necessità. Sovescio d'obbligo in vigna. Quest'anno praticamente quasi non hanno trattato visto il clima con cui sono costretti a lottare.

Poco più di 12000 bottiglie totali, di rossi, sangiovese e ciliegiolo, entrambi vinificati in purezza e di un bianco, il San Martino, prodotto dalle classiche uve della zona. Qui regnavano gli uvaggi del bianco di Pitigliano, Procanico (il trebbiano della costa), Malvasia Toscana e Ansonica. Chi produceva uve le vendeva normalmente alla cantina sociale.
La scelta forzata, ma oggi irrinunciabile, di non usare denominazioni ma solo i classici IGT dopo essersi scontrati più volte con la “scarsa corrispondenza ai “sentori tipici” dei disciplinari. La storia di tanti che si ripete. Emilio ed Elisabetta sono due persone semplice ma armate di grande determinazione, orgogliose a ragione del loro lavoro e della loro filosofia.

“Nessuno di noi è sommelier ma da 20 anni assaggiamo i vini di tutto il mondo” così esordisce Elisabetta a sottolineare la capacità culturale di intendere il vino.
“Noi il vino lo facciamo e prima che piaccia agli altri deve piacere a noi. E' una questione di gusto, una questione di lavoro, è il modo in cui si percepisce la vita.
E come dargli torto...e non nego che un po mi fanno davvero invidia.
“ ….i nostri vigneti non sono schiere di soldatini tutti precisi e ordinati....”


Il loro vino ha molto da dire e l'orgoglio di non usare un enologo, ma solo la loro esperienza, è alle stelle. Tutta farina del proprio sacco dal primo sasso della vigna all'ultima capsula che viene messa sulla bottiglia.
Non è vanagloria ma la splendida consapevolezza di percorrere un metodo di vita che porta ad un risultato di grande valore a dispetto delle piccole dimensioni e dei sacrifici quotidiani.

Ciliegina sulla torta saranno le ottime pietanze che Elisabetta ha preparato per accompagnare la degustazione dei vini tra sorsi e racconti.

Si parte come di regola dal bianco, San Martino 2015, un vino di buona corpo, fresco e profumato. Stupefacentemente sapido, dono del terreno e delle brezze che accarezzano le uve. Fermentazioni spontanee, senza alcun inoculo, come tutti i loro vini, senza tini refrigerati ma giusto un po di acqua corrente all'occorrenza per raffreddarli. Un vino che riposa “sur lie” fino all'imbottigliamento. Le ginestre di questi colli, gli agrumi maturi e un tocco di timo citrino regalano una beva semplice ma infinitamente golosa.


E arriva la sorpresa, Emilio toglie dal frigo l'annata 2013 dello stesso vino. 5 giorni di macerazione per fare un esperimento. Oro fuso nel bicchiere, ginestre e salsedine, macchia mediterranea e pietre sbriciolate tra i denti e sulle labbra, nespole mature e iodio. Gli aromi tipici dei lieviti e la piccantezza del pepe bianco. Speriamo che l'esperimento abbia un seguito perchè ne vale davvero la pena.


Arrivano i rossi, magnum di sangiovese, “Legnotorto 2009”. Colore tipico da Sangiovese di classe. Profumi inebrianti di rose secche, ciliegia e pepe nero. Abbondanti note balsamiche della macchia mediterranea. Bocca ampia e profonda. Diverso dai Sangiovese della costa, si presenta molto più “Classico” nella sua realizzazione, pulito ed elegante. Gli anni gli hanno fatto bene e soprattutto non si è fatto tentare dalla sapidità di altre denominazioni costiere.

Più avanti sentiremo anche la 2012 che mantiene eleganza e ricchezza olfattiva ma la maturità della 2009 era sorprendente e sono sicuro che qualche anno in più farà miracoli su questa realizzazione più “giovane”

Arriva l'orgoglio di casa, magnum di Ciliegiolo 2008. L'uva dei tagli diventa la regina del calice. Un vitigno che parte dalla Liguria, si sposta i Maremma per arrivare in Umbria dove lo stanno molto promuovendo. Quando Emilio ne parla i suoi occhi brillano. Un vino intenso, non filtrato, leggermente velato, a tratti cupo nelle sfumature ma brillante di vita. Un vino che deve respirare. Il primo sorso è un po avaro ma pian piano si abbandona nel bicchiere sprigionando un fruttato intenso coerente col nome che porta. Non è un vino muscoloso ma la sua grazia è pari solo alla piacevolezza della beva e per certi versi si accomuna agli aspetti che si ritrovano in altri uvaggi rossi della Liguria o del sud della Francia.


La giornata scorre vie e gli assaggi si ripetono golosi dando fondo alle bottiglie che Emilio ed Elisabetta hanno aperto per noi. Il pomeriggio è ancora lungo ma la brezza intensa che sale dal mare oltre a darci sollievo ci rende partecipe di quanto la natura possa essere sana e salubre nelle sue esternazioni.

Un bel ricordo di una giornata di vino, cultura, territorio e tanti racconti che valgono più di mille pagine pubblicitarie. Belle caprette Girgentane ci salutano dal loro recinto, nuova passione di Emilio, che si augura di riuscire a tornare ad allevare oltre a queste anche i maiali di cinta che al momento aveva cessato. E noi gli auguriamo di riuscire a fare con gli animali la stessa cosa che è riuscito a fare col vino.

Grazie della passione che avete condiviso con noi.

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