domenica 12 giugno 2016

Riesling d'Alsace. "Noble" Expérience

Sabato 11 Giugno, la delegazione Fisar di Empoli organizza una verticale imperdibile di Riesling Alsaziano della Maison Hugel
Perché imperdibile? per un sacco di motivi: La zona è nota ma poco conosciuta, non è facile trovare degustazioni che affrontano questi vini, il Riesling mi piace e l’espressione di queste zone è sicuramente tra le più alte, il relatore e gli amici della delegazione sono un ottimo biglietto da visita.

Prenoto dopo qualche giorno ma i posti sono già esauriti. Mi spiegano che le bottiglie sono poche e non riescono a trovarne altre e quindi non possono derogare al numero dei partecipanti. Pazienza…anche se a malincuore. A 2 giorni dalla degustazione mi chiamano perché si è liberato un posto ma siamo in 2 e quindi declino fino a sabato mattina, ancora una telefonata per 2 posti iberi, ringrazio con sorrisone sulle labbra e confermo senza pensarci due volte.

L'Alsazia è la regione conosciuta fondamentalmente per Strasburgo, “appoggiata” al confine orientale della Francia verso la Germania. Tante analogie con la Borgogna: una lunga striscia di terra che si stende da Nord a Sud appoggiata in questo caso a dei monti, i Vosgi, che la proteggono dalle intemperie che imperversano arrivando dall’Atlantico e che entrano all’interno della Francia. Un territorio molto eterogeneo per composizione, figlio di tante fratture dello stesso massiccio durante lo sviluppo 50 milioni di anni fa. Terreni argillosi-calcarei e calcarei e sabbioni, suoli marnosi e scistosi. Un vero mosaico. La regione più secca della Francia, con una temperatura media annuale simile a quelle dal nord del Piemonte nonostante siamo molte centinaio di chilometri più a nord. I cru da queste parti sono i vigneti, non i comuni o le maison e mi torna ancora in mente la Borgogna.

La AOC Alsace si compone nelle sue migliori espressioni, Alsace Grand cru, principalmente di quattro vitigni: Pinot Gris, Muscat, Gewurtztraminer e appunto Riesling. Quasi un appendice di quello Tedesco, oltre confine, nella regione del Reno e della Mosella. Il Riesling è un vino che va saputo aspettare, in vigna per lunghe maturazioni che donano finezza e aromi e in bottiglia per lunghi affinamenti che elaborano grandi complessità. In questa zona si producono anche Cremant, giusto come in Borgogna, ma di qualità non eccelsa.

Due parole sulla maison, gli Hugel producono vino dal XV secolo, dei pionieri, che hanno fatto nascere e diretto la Corporation des Vignerons. Coltivano su 25 etteri di proprietà sparsi tutto intorno a Riquewihr e acquistano uve da altri 100 ettari grazie ad accordi di lunga data che gli permettono di vinificare molte tipologie di vino a diversi livelli qualitativi.



I vini di stasera sono tutte vendemmie tardive (VT) di un unico cru, Schoenenbourg. Le annate 1997, 1996, 1995, 1990, 1989 e 1988. Il più giovane è un ragazzino di quasi 30 anni, il più vecchio si avvicina ai 40 per la maggior parte passati in bottiglia, come si fa da queste parti.


Passiamo alla degustazione dei singoli vini e non mi dilungherò, salvo per uno, sui magnifici color oro, ambrati, ricchi, che emettono una luce intensa e viva. Tutti perfettamente premonitori di quello che poi troveremo nel bicchiere. Ammalianti.



1997 è un ottima annata, condizioni climatiche ideali per arrivare al meglio alla vendemmia ai primi di Novembre. Acidità alta ma meno percettibile di altri forse legata ai 46g/l di residuo zuccherino che non riscuotono il consenso di tanti in sala a differenza del mio. Il vino che più di tuti gli altri per me dimostrerà un grandissima evoluzione nel bicchiere passando dalle nette e intense note di idrocarburi appena aperto ad un frutto maturo giallo importante, passando per note più evolutive a metà serata, per finire con sentori floreali che incantano nel finale. Potrei stare mezzora a trascrivere le tante percezioni provate, dai canditi alla cera d’api, le mele cotogne e le susine Claudia, il tabacco dolce e il miele di castagno per finire col rabarbaro. Un vino in bocca morbido e setoso, fresco, sapido, persistente, che chiude la bocca a fine serata con la dolcezza e i profumi del miele di girasole e le scorze di agrumi canditi. Grande equilibrio tenuto conto del residuo zuccherino e immensa eleganza. Poliedrico!

Indietro di un anno, 1996. Il vino per me più controverso della serata. Si apre nel bicchiere con quello che sembra essere una forte riduzione, note di vegetale cotto, di asparagi, che si fondono agli idrocarburi. Miscela di aromi poco elegante e abbastanza sgraziata per il mio naso. Oltre predominano gli agrumi ma soprattutto un forte odore di mare, di iodio, di salmastro, di gusci di ostriche abbandonati sugli scogli. Molto più secco del precedente, 25g/l, con un acidità molto spinta, che punge la bocca. Non si aprirà mai durante la serata rimanendo con la sua personale espressione di riesling. Un duro!

Il 1995 termina il primo trittico alla grande. Annata eccellente per il Riesling, ottimale per le VT. Terzo vino, terza espressione diversa. Il Riesling si dimostra poliedrico come nessun altro. L’idrocarburo in questo caso vira più al chimico, al crystal ball, anche se aprendosi nel bicchiere diventerà più gentile e godibile, spostandosi nel finale verso a note di tartufo. Lo zafferano si presenta in maniera molto intesa, quasi prepotente lasciando interdetti qualcuno dei partecipanti. E’ una nota evolutiva molto particolare che può anche non piacere ma sicuramente inconfondibile. I classici agrumi canditi e la curcuma accompagnano a lungo il sorso. La bocca, scaldandolo, regala sensazioni complesse dove si riconoscono ananas, nespole e ginger. Ottimo equilibrio ed eleganza. Se non il migliore sicuramente sul podio.

Un salto indietro di cinque anni, 1990, maturazioni perfette, la fine dei primi tre anni in cui la maison decise di iniziare a produrre VT. Un vino per me misterioso e sfortunato. Una bottiglia fallata ma può succedere, nessuno si scandalizza e condividiamo tutti volentieri la bottiglia rimasta. Si presenta austero e chiuso, arroccato nel bicchiere. Note molto lievi sia del frutto che dell’idrocarburo. Una presenza burrosa che si evolverà più avanti e che ricorda molto il burro di arachidi e le nocciole tostate. La paglia e le tostature sono i profumi più evidenti. In bocca purtroppo non cambia molto e il vino che tutti speravamo si aprisse col tempo nel bicchiere rimane invece in disparte, disinteresato, poco riesling, molto sapido e con una nota amara nel bouquet finale che sicuramente non aiuta. Timido e scontroso, au revoir !

Ci pensa il 1989 a farsi perdonare. Un colore incredibile, ancora fresco, più chiaro degli altri nel suo paglierino carico, giovane. Si intuisce già un frutto più croccante e un acidità infinità solo guardandolo. Alla cieca chiunque lo avrebbe indicato come il più giovane della serata. Gli annali parlano di un estate calda e secca con un lunghissimo potenziale di invecchiamento e direi che non sbagliano affatto. Kerosene, buccia di agrumi grattugiata, di limone, di arancia, di cedro del libano. Per la prima volta si sente netta la pera e la mela non troppo matura. Un vino che si mastica in bocca da quanta materia possiede e che ci accompagna con i suoi profumi dall'ingresso fino alla fine del sorso e oltre. Sapido e fresco come un ragazzino. Il migliore della serata. Cocoon!

Si arriva alla fine col 1988 e si torna correttamente nei ranghi. Un oro antico nel bicchiere ma cristallino, sfavillante. Idrocarburi e botrite accolgono il naso che si avvicina al bicchiere già molto prima di entrarci. Torna lo zafferano, la paglia, i canditi, il ginger. Un vino elegante, sapido e fresco, di buona struttura che ha un solo piccolo “difetto”, chiude presto e lascia una nota amara in bocca. Comunque un gran finale !



Sei riesling, sei VT, nessuno stanco, anzi ! Brillano tutti nel bicchiere e ci hanno dimostrato come la stessa uva, nello stesso cru abbia la fantastica capacità di evolversi in modo diverso, anche molto diverso, Rimanendo su caratteristiche base ma arricchendosi di sfumature personali diverse uno dall’altro, da un anno all’altro.


Non rimangono che i ringraziamenti di rito e l’applauso tributato dalla sala a Francesco Villa che ci ha guidato in questa bella serata. Ci vediamo sicuramente alla prossima.

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