lunedì 30 maggio 2016

Centovini d'Italia 2016




Quasi 500 referenze italiane in degustazione a Firenze. Pomeriggio del 1 Maggio. Uno sguardo veloce all’elenco degli espositori e scopro che ci sono tantissime espressioni di vini praticamente sconosciuti, mai bevuti e che difficilmente riusciamo a trovare in commercio se non andando a cercarli con attenzione.
Gli amici della Vinoteca al Chianti hanno fatto davvero un bel lavoro di selezione in lungo e in largo per l’Italia e allora perché non approfittarne per fare un ripasso dell’enografia Italiana, di quella però un po più “sconosciuta” o meglio un po’ meno frequentata.
Il posto sono i fantastici saloni del Palazzo Acciaiuoli interni complesso della Certosa del Galluzzo a Firenze la cui costruzione inizio circa alla metà del 1300. Austero e fortificato, perfettamente in linea con alcune etichette presenti in esposizione.
Sfrutto l’occasione per condividere un ripasso dei vitigni più particolari, in ordine geografico, dal nord al sud, esattamente come si studia l’Italia enologica durante il corso per sommelier.

Val d’Aosta

Caves C. de Donnas – Donnas 2011
Nebbiolo 90% e il rimanente Freisa e Neyret
Elegante e profumato, inconfondibile negli aromi del Nebbiolo e pronto per un ‘ottima bevuta. Il Neyret fa parte dei Neretti piemontesi, probabilmente arrivato in Valle grazie a scambi commerciali con il resto del piemonte e non come si pensava da Svizzera o Francia. Uva da taglio usata per dare colore al Nebbiolo, di natura abbastanza scarico. Dona morbidezza e alza il grado alcolico. I nomi dei vitigni spesso per assonanza ci danno informazioni sulla loro natura. Acini ricchi molto scuri, blu-neri, ricchi di polifenoli e di pruina. Produzioni quantitativamente insignificati.

Rosset – Cornalin 2014
Cornalin 100%
Un vino spiccatamente violaceo, difficile, un po controso a causa dei suoi tannini scomposti rispetto a classico frutto rosso tendente alla marmellata di frutti di bosco. Il Cornalin è un uva molto sensibile alle malattie, con rese discontinue e a maturazione tardiva quindi soggetta a “problemi” autunnali. Probabilmente tra le uve più diffuse in Valle nel XIX secolo quando si pensava fosse stata importata dalla Borgogna intorno al 1750. Quasi scomparsa nel 1970. Da allora, a fatica, i Vallesi hanno cercato di recuperarla. Colore e fruttato intenso, speziature e bassa acidità sono le note caratteristiche. Coltivata spesso insieme al Petit Rouge si trova su un area molto vasta su entrambi le rive della Dora.

Piemonte

Germano Ettore – Langhe bianco doc 2014
Nascetta 100%
Zagare del limone e tanto, tanto balsamico delicato, soprattutto timo. Fresco e minerale. Ottimo per un aperitivo estivo. Uva a bacca bianca coltivata sulle colline delle Langhe. Secondo Lorenzo Fantini nel 1883 era diffusa in tutto l'Albese, ma da allora riduce notevolmente la sua distribuzione, fino a sopravvivere all'interno di pochi vigneti nel comune di Novello. Alcuni lo associavano al Vermentino con cui ha molte affinità, altri al Nasco da cui però differisce nettamente. A partire dalla metà degli anni 90 si reintroduce la coltivazione di tale varietà in tutta l’area della Langa. Ad oggi si può considerare l'unico vitigno a bacca bianca autoctono della Langa del Barolo.

Alto Adige

Nusserhof – “B” … bianco Blaterle
Blaterle 100%
Blaterle significa “piccola foglia”, antico vitigno autoctono dell’Alto Adige, Valle d’Isarco e Val Venosta. Uva bianca, dorata, con acini di forma ovale leggermente schiacciati. Ci si produceva un vino di facile beva, leggermente abboccato, che accompagnava le caldarroste. Nel bicchiere trovo un vino quasi verdolino, fresco vivo, secco e leggermente sapido a sostenere la bevuta, con profumi intensi di fiori bianchi e di frutta croccante, la susina i perfino qualche nota di agrumi. Oramai quasi scomparsa e sostituita da vigne di Kerner e Riesling, tanto che il vino non ha denominazione ma venduto come VdT.

Umbria

Bussoletti Leonardo – Colle Murello 2015 – Umbria bianco IGT
Trebbiano Spoletino 100%
Di solito in Umbria bevo Grechetto che mi piace anche e non potevo perdermi questo vino. Si chiama come quello Toscano o Abruzzese ma ha una sua identità definita dono del territorio dove viene coltivato. Profumatissimo e tagliente in bocca. Il corpo del mango e della papaya, l’acidità del cedro e del pompelmo. Forse l’annata gli ha dato una mano, ma è davvero piacevole da bere e sarebbe interessante risentirlo tra qualche anno. L’uva è stata rilanciata negli ultimi 15 anni e i primi cenni storici risalgono all’inizio del ‘900. Le caratteristiche del vitigno sono comuni a tutti i trebbiano ma nella zona tra Spoleto e Montefalco veniva coltivato aggrappato a fili tesi tra i tronchi degli alberi. Anche uve bianche semplici possono donare come in questo caso vini acidi, corposi e alcolici. Provare a spumantizzarlo ?

Abruzzo

Tenuta Ulisse – “Unico” – Terre di Chieti IGT 2014
Cococciola 100%
Nota anche come Cacciola o Cacciuola o Cocacciara, usata in passato solo come uva da taglio per il Trebbiano in quanto vigorosa e con acini grossi e rotondi. Non ci sono informazioni precedenti all’inizio del ‘900 e non si conosce neppure l’origine del nome, probabile forma onomatopeica di qualche locuzione dialettale. Coltivata per la maggior parte in provincia di Chieti. Un vino abbastanza semplice, chiaro, con profumi di fiori e agrumi che se la gioca tutta su sapidità e freschezza.

Molise

Di Majo Norante – “Apianae” – 2011
Moscato Reale del Molise 100%
E’ uso errato scherzare sul fatto che il Molise non esiste. Esiste eccome ! E con ottimi prodotti come questo passito elegantissimo, zagare, miele agrumi canditi, pinoli. Fresco e sapido quanto basta per un eccellente equilibrio. Del Moscato Reale sembra siano rimaste poche piante. Vitigno antico di origine greca, portato in queste zone probabilmente dagli antichi coloni. Si trovano tracce già dal 200 a.c. su scritti degli autori classici. Fa parte delle cosidette uve “Apianae”, uve dolci che attirano le api. Le caratteristiche olfattive sono quelle tipiche dei moscati bianchi passiti ma l’armonia e l’eleganza ottenuta è veramente di buon livello.

Puglia

Angiuli Donato - Maccone spumante brut bianco Puglia IGT – 28 mesi sur lie
Maruggio 100%
Uva Maruggio, chiamata anche Maresco, uva rara presente soprattutto nella valle d’Itria. Alta acidità, buona propensione a donare alcol, profumi intensi di frutti a polpa bianca, mela e pera e a un floreale ampio di fiori bianchi. L’alta acidità lo rende adatto alla spumantizzazione. La parte zuccherina è importante e si sente distintamente.

Angiuli Donato – Verdeca – Puglia IGP 2015
Verdeca 100%
Zagare, miele e un po’ di agrumi, fresco e sapido. La Verdeca è un altro autocono, probabilmente di origine Greca, dal nome onomatopeico. Grappoli di colore verdolini, vino abbastanza chiaro, scarico. Mi ha ricordato nel gusto un Alvarino bevuto in Spagna questa estate. Uva usata in passato come base per Vermuth e per vini dolci. Importante nell’economia vitivinicola pugliese, normalmente associata in vigna insieme al Bianco di Alessano. Nota anche come Verdone, Verdicchio Femmina, Verdera e Verdisco Bianco.


Sardegna

Contini – Nieddera Rosso 2008
Nieddera 90% e forse qualcos’altro
In Sardo "Nieddu" significa nero (nigra vera, vern. Niedda-era Niedda vera) E’ un vitigno a bacca nera di antichissime origini, la cui diffusione è limitata alla bassa Valle del fiume Tirso, in particolare al territorio del Comune di Cabras, poco più di 100ha totali. Carico, intenso, frutta sotto spirito, vegetale e balsamico oltre alla vaniglia, bene in armonia ma ancora tannico. Origini sconosciute, qualcuno le fa risalire ai Fenici e ai Punici, forse imparentato col Carignano. Esiste una tesi, non ancora smentita, che possa essere associato al Perricone siciliano. Contini è praticamente l’unica cantina che a oggi lo vinifica in quantità.


Cantina Sociale di Santadi – “Rocca Rubia” Carignano del Sulcis 2012
Carignano 100%
Vigneti ad alberello a piede franco su terreni poveri di argille e sabbia. Un vino profondo, intenso, ampio di frutti neri, vaniglia, cuoio, ben ammorbidito dal legno dell’affinamento. Probabile origine spagnola, la Carinena, importato durante la dominazione a partire dal 1300. Usato in Spagna in Catalogna e in Francia (Carignan) nel Languedoc come vino da taglio sfruttando colore, alcol e struttura che lo contraddistinguono, ha trovato su questi terreni “difficili” del Sulcis, poveri e aridi, una propria dignità e valore degni di menzione. I contadini sardi ancora lo chiamano Uva di Spagna e Axina de Spagna.

Riassumendo

In realtà gli assaggi sono stati oltre 50, escludendo Toscana e Piemonte volutamente per soffermarsi dove è più difficile avere l’opportunità di sentire qualcosa di diverso dal consueto. Degni di nota due ottimi Negramaro delle aziende Vallone e Monaci di Severino Garofano. Una doc Faro di Bonavita, Lo spumante di Grillo de De Bartoli, la Lugana Riserva di Ca’Lojera e un moscato dolce fantastico, “Anarchia Costituzionale” di Vigneti Massa.
Averne di queste opportunità !



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