lunedì 25 aprile 2016

Roederer Cristal : la bestia mitologica

Ovvero come prepararsi al meglio prima della gita in Champagne
Ai primi di Giugno si parte per lo Champagne (mangerò riso in bianco da 15 giorni prima della partenza) e la necessità di alzare l’asticella, di migliorare il metro della comprensione, cresce, in maniera spropositata!
Come fare allora per non dilapidare uno stipendio acquistando grandi champagne in rete? Facile! Una degustazione con vini mitologici e ci si trova immediatamente proiettati alla corte degli Zar di Russia per capire perché avevano commissionato a quel visionario di Roederer gli champagne per i loro baccanali.
Fine Marzo, ora di cena, Enoteca To Wine a Prato. L’amico Gionni organizza infrasettimanalmente degustazioni “mitologiche” con vari mostri sacri dell’enologia mondiale e stavolta tocca a Roederer. Proprio quello che ci voleva.
Ci sono la Cuvée “base” brut premier, due Vintage delle annate 2007 e 2008, il brut nature 2006 Starck, difficilissimo da trovare, e per i fuochi d’artificio due Cristal nelle annate 2006 e 2007
Un po di geografia
Roederer è una delle rare grandi Maison ancora a gestione familiare indipendente nello Champagne che possiede circa 240 ettari di vigneti disposti su oltre quattrocento appezzamenti nei grand cru e premier cur, ben suddivisi un terzo ciascuno tra Montagna di Reims, Valle della Marna e Cote de Blancs. La più grande azienda biodinamica dello Champagne.
L’intuizione
La differenza viene fatta dal fondatore a partire dalla metà del 1800 quando in controtendenza con le usanze di allora decide di iniziare ad acquistare appezzamenti di terreno a Verzenay piuttosto che acquistare le uve dai piccoli conferitori, dando così valore estremo al terreno invece che alle lavorazioni. Alla fine del 1800 i suoi champagne sono bevuti nei migliori salotti degli Stati Uniti e perfino alla corte dello Zar Alessandro II in Russia. A partire dai primi anni ‘20 prenderà forma la loro filosofia che li porterà a ricercare un impronta riconoscibile, basata fondamentalmente su grandi equilibri ed eleganza del vino e molto orientata ai grandi principi delle culture biodinamiche.
La materia
Chardonnay, Pinot Noir e Pinot Meunier sono gli uvaggi tipici di questa zona e l’uso che ne fa la Maison, spesso spostato sulle uve nere, riesce a donare alle loro cuvée grande forza e struttura così pure come la morbidezza necessaria per gli equilibri. Il lavoro in cantina con la sapiente comprensione dei vini ottenuti e dell’uso delle loro percentuali nella cuvée piuttosto  che il sapiente impiego della malolattica permette invece di offrire gli equilibri e il timbro elegante di questa azienda.
Il segreto
Il lavoro importante per chi crea champagne sta nella selezione precisa delle uve e nella vinificazione separata dei singoli vigneti che garantisce il rispetto dell’origine, la tracciabilità dell’uva e una perfetta conoscenza del frutto praticamente di ogni filare di viti.
All’interno di ogni botte il vino deve mantenere intatta la propria originalità, la ricchezza e la diversità che lo caratterizza. Il contenuto delle botti viene assaggiato quotidianamente da degustatori professionisti e classificato per famiglia di aromi, sapori, carattere. Tutte le note vengono classificate. I vini base riassaggiati e riclassificati di continuo durante lo sviluppo fino al raggiungimento delle caratteristiche espressive migliori.
Il genio
La fine dell’opera, quello che dà la pennellata dell’artista, il marchio riconoscibile allo champagne, è il lavoro dello chef de caves, un vero e proprio “alchimista” che con infinita esperienza e gusto riesce a combinare gli aspetti organolettici di ogni vino per ottenere proprio “quella cuvée”, quella che sia riconoscibile da chiunque al mondo. Il marchio di fabbrica di ogni Maison.
Passiamo al vino in degustazione
Di seguito in sequenza gli champagne in degustazione, tutti accompagnati da gustosi piatti preparati dall’enoteca, dal classico antipasto misto toscano alla pasta e fagioli come la faceva la nonna di Monica, con la pasta maritata per finire con una gustosa battuta.
Brut Premier Sans Année
La cuvée di ingresso della Maison, sicuramente fra le più riconoscibili tra tutti i S.A. Non è la prima volta che la bevo e ogni volta mi sorprende per equilibrio ed eleganza. Forse tra i migliori champagne di questo livello in circolazione. Un terzo di Chardonnay e due terzi di pinot nero e pinot Meunier di cui quest’ultimo varia tra un 10% e un 15%. Una media di circa 3 anni di invecchiamento prima di andare in commercio. Si presenta con un bell’oro brillante e un perlage finissimo e persistente che in bocca diventa morbido e cremoso. I fiori bianchi, la frutta secca e la crosta di pane lo contraddistinguono. Buona struttura e freschezza in un notevole equilibrio tra frutto del Pinot Noir, freschezza dello Chardonnay e morbidezza del Meunier.
Vintage 2008
Inizia la danza degli uvaggi e del lavoro dello Chef de cave : 70% Pinot Noir, 30% Chardonnay. Il 37% vinifica in botti di rovere con batonnage settimanali. Vista la buona maturazione grazie all’annata definita “Eccellente”, la malolattica non viene svolta per lasciare così intatta la freschezza dello Chardonnay. Il dosaggio comune un po’ a tutti i vini Brut della serata è attorno ai 9g/lt, non basso forse, ma eccellente per raggiungere equilibrio del vino. Lo champagne si presenta al naso con un tocco floreale, un bel frutto bianco polposo di pera e pesca e le scorze degli agrumi. Nel finale emergono le mandorle tostate e il boisé, che donano una leggera nota amara alla bocca. Un vino corposo ed energico ma mai prepotente.
Vintage 2007
Annata definita “Trés bon” causa del clima instabile che l’ha un po’ condizionata, primavera calda e estate fresca da queste parti dove in alcuni casi si è arrivati a una vendemmia tardiva. Stessa cuvée del precedente, analogo il dosaggio. 4 anni di affinamento in cantina più altri 6 mesi dopo la sboccatura. Dorato intenso, quasi ramato nelle sue sfumature, la bolla è finissima e persistente, una crema in bocca che accarezza lingua e palato. Il frutto è importante, la pera e la frutta secca con la nota dolce della vaniglia che torna dal palato. L’attacco taglia la lingua ma poi si apre e si distende nella morbidezza e nella struttura del frutto raggiungendo una grande armonia. Le tostature perfettamente integrate nel frutto regalano grande complessità e sostengono piacevolmente la bevuta. Grandissimo carattere, forse il migliore della serata.
Brut Nature 2006 by Starck
L’araba fenice, difficilissimo da trovare in degustazione. Figlio di un recente esperimento di voler creare un brut nature meno classico e più modaiolo. Un vino che nasce con la volontà di sorprendere a partire dall’imballo non convenzionale per questa maison. Le annate 2006 e 2007 sono simili come valutazione del millesimo. L’azienda stava provando a realizzare questo vino dal 2003 senza però trovare un equilibrio soddisfacente che invece arriva con la vendemmia del 2006. Il vino non fa malolattica e non è dosato, pensato per spingere al massimo il carattere acuto, compensato solo dal grande frutto del Pinot. Due terzi Pinot Noir e un terzo Chardonnay l’uvaggio. Dorato intenso, brillante, naso preciso, netto, di pera williams e biancospino, scorze di agrumi, nocciole tostate, gessoso e affumicato, con un buon profumo di cornetti caldi appena sformati che torna nel finale. La bocca è pura, pulita, viva, tagliente, sapida, pietrosa, poco francese ma molto internazionale nello suo stile Nature.
Cristal 2007
Del millesimo ne abbiamo parlato e preferisco concentrarmi sul vino, sul mio primo Cristal. Bottiglia classica con fondo piatto spesso un dito, vetro bianco perfettamente trasparente, cristallino, in cui risalta il retro dell’etichetta frontale con il marchio della Maison. Un vino leggendario che un po’ mette soggezione, nato per soddisfare al gusto di uno Zar. L’animale mitologico sta davanti a me, nel bicchiere.
Prodotto solo nelle annate considerate migliori dai 7 Grand Cru dell’azienda. Niente malolattica per preservare la freschezza, 9,5g/lt il dosaggio. 58% di Pinot Noir - 42% di Chardonnay - 15% dei vini vinificati in legno (fusti di rovere) con bâtonnage settimanale. Nessuna fermentazione malolattica. La cuvée Cristal viene elaborata a partire dai grand cru della Montagne de Reims, la Vallée de la Marne e la Côte des Blancs. Cinque anni di maturazione in cantina – otto mesi di riposo dopo lo sboccamento. Un magnifico oro zecchino che sfuma verso l’ambra. Perlage ricco e finissimo, infinito. Ancora la pera matura, il ribes, gli ampi profumi della pasticceria, dei biscotti danesi al burro, una torta di mele appena sfornata.
Aspro ma allo stesso tempo dolce, la nota dolce tipica di questo champagne, la nota tipica del Cristal. Cremoso, setoso e morbido ma allo stesso tempo diretto e tagliente. Estrema complessità.
Cristal 2006
Anche di questa annata ho già accennato, cambia leggermente l’uvaggio per andare a cercare ancora equilibrio. 55% di Pinot Noir - 45% di Chardonnay - 20% di vini vinificati in legno (fusti di rovere) con bâtonnage settimanale. Nessuna fermentazione malolattica. Purezza di profumi ed equilibri. Il colore è molto simile al precedente, la bolla finissima e lucente. Note tipiche al naso di scorze di limoni e arancia canditi, di mandorle tostate e di un floreale fresco, i fiori eleganti del biancospino, a dispetto del colore. La materia della bocca è carnosa e anche l’intensità dei profumi cresce. Al naso sembrava un po’ timido ma in bocca si presenta con forza, entra dritto, si apre e gira morbido, mettendoci perfettamente a nostro agio. La freschezza, la mineralità gessosa, sostengono in perfetto equilibrio la struttura del frutto del Pinot.
Finalmente il mito si è svelato!
Le conclusioni
Una degustazione di questo livello, sia per qualità che per quantità dei vini non è comune. La soddisfazione di aver finalmente bevuto un Cristal, anzi due, è tanta. La sorpresa dello Starck è stata un po’ come la ciliegina sulla torta, il dono inaspettato a un bambino che rimane con gli occhi spalancati e la bocca aperta dallo stupore. Non rimane che ringraziare come sempre chi ha avuto l’idea e ha reso possibile una serata così. A Giugno finalmente andremo in Champagnecon un metro di paragone un po più alto per comprendere tante altre realtà che producono piccole eccellenze.

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