Espressioni dello Chardonnay di Borgogna nell’annata 2005
23 Gennaio,
ore 21, Empoli, buona opportunità per una degustazione guidata molto
interessante, guidata dal bravo Francesco Villa. E chi se la perde a quel
prezzo.
Gli amici di
Empoli hanno organizzato una degustazione davvero intrigante, 5 Premier Cru
Borgognoni + 1 Chablis alla scoperta dell’ evoluzione dello Chardonnay dalla
zona più vocata del mondo in un’annata definita Eccezionale da quelle parti.
Si parte con
una breve introduzione, doverosa, su terreni, vitigni, aziende per avere un
panorama esaustivo di quello che andremmo a degustare. Le aspettative salgono e
Francesco a bravo a dosare informazioni senza annoiare la platea.
Il 2005 è
stata un annata da 100/100 per i rossi i Borgogna ma non da meno i bianchi che
su la stessa scala arrivano a 95/100. Vediamo cosa è successo nelle bottiglie e
i bravi sommelier della delegazione locale iniziano il carosello iniziando a
riempire i bicchieri con i vini di due delle più grandi aziende in Borgogna,
Olivier Laflaive e Louis Latour.
Si iniziano le danze
Primo vino Chablis 1er Cru “Mont de
Mileu” 2005 - Olivier Leflaive
uno dei
migliori 1er cru dello Chablis, esposizione a sud che regala alte
concentrazioni ai vini. Nel bicchiere un bel paglierino molto carico, dorato e
cristallino. Dimostra già alla vista ancora una buona freschezza e le note
ossidative che lo caratterizzano. Frutta matura, Fiori gialli, burro nocciola,
una leggera speziatura, note vegetali di paglia, iodio a non finire. La bocca
si conferma con una buona croccantezza, fresco e con una sapidità immensa, una
boccata di sale con un finale leggermente amaro di miele di castagno. Può
ancora lavorare anche se credo che questo sia il culmine per goderselo. Nel
finale, una volta scaldato nel bicchiere, la grande sapidità lo rende
sgraziato, disarmonico, ma gli Chablis non nascono per invecchiare a lungo e
tutto sommato il risultato non è così male.
Zona dove si
producono bianchi con un ottimo rapporto qualità prezzo, terreni con ciottoli
calcarei e marne bianche. Vigne orientate a sud-ovest con pendenze importanti,
12 mesi in Piéce di cui il 15% nuove. Paglierino inteso e molto luminoso, spiccano
le note vegetali, di erbe cotte, di cavolo nero ben definibile nonostante la
non grande intensità, frutta fresca e fiori, grande mineralità. La bocca è
sostenuta da una spalla acida importante nonostante la struttura non sia
adeguata. Il finale è corto con la vaniglia che domina e la solita nota amara
che ritroveremo come dominante un po in tutti i vini della serata.
Terzo vino Mersault 1er Cru “Charmes”
2005 - Louis Latour
Zona dove
non sono presenti Grand cru ma 1er come questo non li fanno rimpiangere. Suoli
con una natura abbastanza complessa e vini con una discreta attitudine
all’invecchiamento. Esposizione a Est in una delle parcelle più grandi, 10 mesi
nelle Piéce di cui il 50% nuovo. Colore e limpidezza come i vini che lo
precedono, tornano importanti le note ossidative che riportano al miele e al
burro, agli agrumi canditi, all’ananas e
a frutta secca tostata. La parte vegetale in questo caso è ben
riconoscibile in un timo fresco e profumato ma anche dal legno bagnato, umido.
Rotondo e fresco quanto serve, finale lungo dove però il legno dimostra di non
essersi ancora ben integrato nel vino e da bella mostra di se stesso, un po
troppo per il mio gusto.
Zona per
vocazione più dedita a rossi ma stranamente più coltivata a bianchi, ci
avviciniamo di più ai Grand Cru, quasi a sfiorarli. Un bel naso molto intenso
di frutta e fiori, sembra più giovane dei suoi predecessori e anche la
mineralità si esprime bene qui con una pietra focaia ben definita, vivo e
fresco, pulito e elegante viaggia in grande armonia sia al naso che in bocca.
Il legno c'è e si sente ma è perfettamente integrato nel vino. Buon corpo,
buona freschezza e sapidità, fatto per piacere, piacione senza mezzi termini,
la migliore bevuta della serata, assolutamente di soddisfazione.
Zona da vini
grassi, opulenti, minerali, solo una strada li separa dai re bianchi della
Borgogna. 10 mesi in legno di cui 50% nuovo grandissime aspettative ma…. come
sempre il problema sta in agguato. Due bottiglie strane, “sporche”,
irriverenti. Appena aperto spicca un fungo grave, la crosta ammuffita di un
formaggio, poi crolla, sparisce, poi pulsa cercando di ritrovare vita, un po di
vegetale, un po di legno… e poi la morte, goudron, gomma bruciata, i manici di
una vecchia pentola arrostiti sul fornello, le gomme di una moto che fa
burnout. Peccato, avremmo sicuramente modo di risentirlo in condizioni
migliori.
Zona vocata
per eccellenza che da vini con grandi aromi, mineralità e longevità.
Il Re è
nudo, sta li in mezzo a tutti inesorabilmente chiuso, imbrigliato nella sua
storia, pronto a sbocciare ma incapace di farlo stasera. Nonostante le ola di
incoraggiamento rimane flebile, al limite del percettibile, fiori e frutta
timidi e raccolti, legno impercettibile, un leggero sentore di fungo, di
sottobosco soffocato, una nota profumata vegetale quasi impercettibile, timida.
Peccato perché sicuramente ha tutte le carte in regola per un applauso che
invece viene dirottato al relatore, a Francesco Villa, capace di coinvolgere i
presenti e di guidarli anche col sapiente uso di mezzi moderni come Google
Earth alla scoperta di un territorio e di grandi vini. Un bravo a tutti a
partire dai Sommelier di servizio e alla delegazione Fisar di Empoli che ci ha
ospitato e ci ha allietato con una bella serata.
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