ALESSANDRO “Ho 34 anni e ho deciso di produrre vino per
amore” …. Così si legge sul loro sito web e niente lo rappresenta meglio.
“Il giorno che decisi di intraprendere questo percorso
iniziai a viaggiare tra Loira e Piemonte, Borgogna e Toscana alla ricerca di
uno stile personale, del vino che doveva piacere a me” Così si presenta il
proprietario dietro ai suoi occhiali che gli donano un’aria intellettuale e i
baffetti arricciati che fanno tanta simpatia.
Il tempo non ci permette di partire come avrebbe voluto
dalla vigna, ma il racconto della sua scelta di vita non lo fa rimpiangere e
tutti rimaniamo attenti ad ascoltare le parole di un ragazzo giovane
determinato che ha dato una svolta alla sua vita seguendo le orme del nonno con
metodo e sperimentazione.
Avevo sentito due dei suoi vini al FIVI lo scorso novembre e
mi ero innamorato di quel Pinot Grigio, tanto tipico in Friuli quanto perlopiù
bistrattato e relegato a ruolo di vino sempliciotto, da grandi numeri. Un Pinot
grigio diverso il suo, allegro e con un gran carattere.
Circa sei ettari su un “alzo” geologico di soli 90mt nella
pianura a ridosso di Udine, nelle Grave Friulane, un sandwich di sabbie, limi sabbiosi, argille,
arenarie e marne, rigorosamente in agricoltura biologica dove la biodinamica
diventa la cura dell’armonia dell’ambiente. La medicina per la terra. Il nonno
aveva certificato la vigna già a partire dagli anni ’80.
Vigne di circa 20 anni. Bassissime rese in generale, 1
quintale per ettaro per lo Schioppettino, alte concentrazioni, vinificazioni
separate in inox, cemento e legno per poi fare dei blend, delle cuvée come
tanto piace ai Francesi e prendere ogni piccola parte che ciascun metodo di
vinificazione aggiunge all’uva.
Metodi dichiaratamente ossidativi perché “non interessano
gli aromi primari”.
Bassissima solforosa da usare solo prima
dell’imbottigliamento o in caso di necessità per inibire piccoli problemi
durante le vinificazioni. Anche questo sembra un po’ un filo conduttore dei
piccoli produttori che cercano qualità. Tanto quanto il naturale inerbimento
dei terreni anche qui viene praticato in modo sistematico.
Volatili sottili, in parte ricercate come spunto per
aggiungere dinamicità al vino.
Qui il concetto di macerazione diventa Infusione secondo i
principi orientali del The che Alessandro racconta a da cui prende spunto per
“estrarre” cose diverse dall’uva.
Sei giorni per la Ribolla, quanto basta per assumere la
materia che questa uva vinificata tradizionalmente non ha.
L’uso in alcuni casi di botti aperte e scolme in puro stile
Jura. Tanta continua sperimentazione alla ricerca di esperienze sensoriali.
Un puzzle di usi e costumi del vino del mondo per comporre
in ogni piccola sfumatura il vino che piace ad Alessandro. Quasi un’alchimia.
Sul loro sito si legge “Il legame tra uomo e terra è il
patto più sincero che ci sia.” e non è solo una massima ma la vera filosofia
che trasmette quando afferma che è un obbligo morale consegnare la terra su cui
lavoriamo al futuro in condizioni migliori di quelle in cui l’abbiamo ricevuta.
Tutti a sedere in cantina e si parte con la degustazione.
Pinot Grigio 2016
Eccolo qua, fiori e frutta bianca, erbe profumate di campo,
concentrato di freschezza e mineralità che spingono un frutto elegantissimo. Si
può dire che è buono? si può dire…. Ma come diventerà?
Pinot Grigio 2013
Eccolo ! Si cambia registro, la frutta diventa esotica, il
fiore un po più secco, le erbette virano al the e si arricchisce di un elegante
e stupefacente nota di idrocarburi da Riesling. Grande complessità ed armonia
in un sorso pulito ed evoluto.
Sauvignon 2015
Varietale ma elegante, non spudorato. Vegetale ma di note
balsamiche non di pomodoro. Complesso nelle sue sfumature da infusione. Agile,
vispo. Un’acidità tagliente a fine bocca che pulisce e ti fa ripartire goloso
Ribolla 2016
Una sorpresa…pepe bianco, the inglese da colazione, legni
profumati, albicocche disidratate il tutto perfettamente armonizzata
dall’acidità pungente della ribolla che non si è persa in cantina ma brilla nel
bicchiere e in bocca.
Risic Blanc 2016
Ecco la volatile di cui si parlava, punge solo un poco
all’inizio poi si apre e scompare dal bicchiere. Metodo solera con botti
scolme. Un piccolo Jura friulano. Aromi balsamici del campo, profumati e mai
scomposti, profumi del sottobosco fresco, delle felci bagnate e ancora tanta
freschezza e sapidità che la spinge ancora oltre. La bocca è grassa, quasi
burrosa nelle sue sfumature. Un vino da aspettare perché regalerà emozioni.
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