Moreno ci aspetta in vigna, simpatico e gentile come sempre.
Ci siamo incrociati già alcune volte in varie manifestazioni e conosco i suoi
vini, ma visitarlo in azienda sarà una cosa diversa, ne sono sicuro. È una piccola
azienda a conduzione familiare, fondata nel 1950, biologici non certificati dal
2000 e con certificazioni dal 2017. Obblighi di cui farebbero volentieri a meno
visto che non aggiungono niente al loro lavoro se non costi e scartoffie. Siamo
nella D.O.C. Friuli Isonzo ma molti loro vini sono per scelta IGT. Gli ettari
di vigneto coltivati con i metodi dell’agricoltura biologica sono 6,5, tutti
lavorati con rame, zolfo e Bacillus, fertilizzanti naturali di origine animale.
Nessun Sovescio visto la ricchezza organica dei terreni di argilla rossa,
ciottoli e sabbie, ma anzi cura dell’inerbimento naturale che aiuti a
contrastare un po’ la naturale vigoria della vigna.
L’obbiettivo è ottenere
vini personali e riconoscibili
“La qualità dell’uva passa attraverso il massimo rispetto
dell’ambiente” <cit.>
E è proprio questo che trasuda dalle parole di Moreno,
rispetto per la natura e per l’ambiente. Un concetto che sentiremo ripetere
all’infinito durante tutta la gita.
“Alla costante ricerca della maturazione perfetta dell’uva”
perché è in vigna che nasce il vino e è l’uva che trasmette le caratteristiche
personali, del terreno e dell’annata nel vino che beviamo.
Impianti tradizionale con guyot monolaterale o con il
classico doppio archetto capovolto diffusissimo in queste zone, diradamento dei
grappoli in eccedenza, la nota “Vendemmia Verde” finalizzata chiaramente non
alla resa ma alla qualità. Spiccata biodiversità presente nella vigna più
grande dove varietà diverse sono coltivate una a fianco dell’altra.
La vendemmia viene attuata ricercando la perfetta
maturazione delle uve, vendemmiando totalmente a mano in modo da poter
controllare i grappoli che utilizzeranno nella produzione dei vini. Questa
lavorazione permette inoltre di individuare e suddividere ogni partita di uva
per poterla lavorare in maniera separata e dedicata.
Qualità del prodotto e rispetto della natura il tutto
indirizzato a prodotti riconoscibili non per etichetta o marchio ma per la
stessa realizzazione.
Moreno ci ha preparato anche un ottimo pranzo a base di
salumi e formaggi tipici e Frico una frittata meravigliosa con patate,
Montasio, croccante fuori e morbida e filante dentro. La sua azienda non fa
ristorazione ma l’ospitalità qui è di casa.
E mentre pranziamo scorrono i vini
Pinot Grigio ramato
2016, la prima annata in cui cambia modo di vinificarlo e si passa dai 3gg
di tutta la massa a due masse separate di cui una sta solo una notte a contatto
delle bucce spingendo frutto e freschezza e la seconda 7 giorni per ottenere
struttura e potenza. Un fantastico mix fresco, con aromi varietali di pera, di
grande armonia e ampiezza a centro bocca, con un leggerissimo tannino che lo
impreziosisce.
Friulano 2016,
macera 1 notte, batonnage fino all’imbottigliamento, malolattica svolta
naturalmente. Ci pensa la sapidità a spingere la freschezza e ancora una volta
il vino si apre volentieri in bocca ampio e avvolgente. Fieno e fiori secchi
incorniciano una bocca grassa di frutta bianca che si spegne in un finale
leggermente ammandorlato, indubbiamente Friulano.
NoLand vineyard
bianco 2016, terza annata imbottigliata, un mix delle sue uve dallo stesso
vigneto. 50% Friulano, 30% chardonnay e 20% Ribolla gialla, ma le percentuali
cambiano di anno in anno in funzione di quello che la natura offre nel vigneto.
Un po’ in cemento e un po’ in tonneaux. La freschezza della ribolla, il corpo e
la sapidità del Friulano e le rotondità dello chardonnay. Una leggerissima nota
di legno perfettamente armonizzata nel sorso.
Grame 2015,
Malvasia istriana, 12/15 gironi di macerazione e poi cemento, Un tripudio di
profumi e di armonie. Camomilla, ginestre, miele, albicocche e una sferzata
speziata di pepe bianco. Peccato non avere avuto disponibilità in vendita
perché è un vino che regala sensazioni piacevoli e intriganti.
Vin del Paron,
moscato giallo secco, distonico tra naso e bocca. Nato per piacevolezza del
babbo di Moreno come vino da regalare a chi aiutava in vigna. Non è in commercio
ma non importa. Una settimana di macerazione dona ai classici varietali simili
anche ai moscati quel pizzico di sofisticatezza della frutta secca.
Il Friuli è oggi terra di bianchi ma una volta i rossi
avevano il 50% della produzione. Rossi crudi, scontrosi, come piacciono da
queste parti. A Moreno questo non piaceva e ha cercato di percorrere una strada
diverse con le stesse uve, il Cabernet Franc. Un’uva fantastica che se non
maturata a dovere rende vini verdi, sgraziati con intensi aromi vegetali di
peperone. Bene il risultato di questo Cabernet
Franc 2015 è assolutamente agli antipodi. Ci sono sì note vegetali al naso
e in bocca ma eleganti che accompagnano discretamente una pepatura piccante,
immensa e gustosa. Pepe nero, frutto nero maturo e alloro macinato il tutto ben
cucito da grande freschezza e mineralità. Davvero un bel vino !
Ancora un NoLand
Vineyard, questa volta rosso, 2015. L’uva nera principe delle Venezie, il
Merlot, occupa il 90 % di questa bottiglia insieme a Cabernet sauvignon e
Cabernet Franc. Un taglio Bordolese/Friulano dove la parte balsamica si unisce
al frutto nero. Il legno lo marca leggermente ma servirà nel tempo per
arricchire il bouquet e impreziosire la parte tannica.
Un vino a sorpresa, sbuca una magnum non etichettata. Il
colore rosso cupo, violaceo, profondo. E’ proprio il Sessanta, annata 2011, la prima annata imbottigliata. 1960 è l’anno
del vigneto Sembra nato ieri tanto è brillante e fresco questo cru di Cabernet
Franc. Un vino importante, fatto da un’attenta selezione delle uve in vigna. Una leggera indecisione all’apertura ma del
tutto lecita. Giusto un attimo per aprirsi e allargarsi in bocca. Frutta nera,
note di caffè, un leggero boisé, liquirizia. Morbido e rotondo al palato con
dei tannini setosi. Fresco abbastanza da terminare il calice in un batter
d’occhio.
Applausi prima di ripartire.
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