Arriviamo a Neive dopo un viaggio nella
nebbia fitta e il borgo antico si mostra ammaliante dei suoi angoli nascosti
rimasti in solitudine quasi fuori dal tempo. La cantina è subito
all’ingresso del paese,
da fuori sembra
una delle tante case antiche
del borgo, semplice, riservata, che non fa niente per mettersi in evidenza, fuori un cortile
con un pozzo antico che poi
scopriremo essere del 1600, successivo di poco alla cantina del 1582, unica
nel suo genere è l’unica che ancora lavora
perfettamente. La signora
Adriana ci aspettava
e siamo stati fortunati perchè da li a poco arriveranno gruppi
di visitatori e sarebbe stato difficile
riuscire a visitare la cantina
in solitudine guidati
dai racconti gentili
e competenti.
Con la
signora Adriana mi ero già intrattenuto due volte al vinitaly dove sempre di era dimostrata nella sua immensa educazione e cortesia ma mai mi sarei potuto
immaginare di quanto si
sarebbe perfettamente integrata nella cornice di questa meravigliosa cantina storica.
L’architettura è strabiliante, i muri a mattoni
rossi sono ricoperti di muffe vive, molli, ma non
c’è un solo odore che possa turbare
il riposo dei vini, l’aria
scorre perfettamente e mantiene la
temperatura costante estate
e inverno con un tasso di umidità
sempre oltre l’80%.
In fondo una cisterna
interrata che raccoglie
l’acqua che filtra
da “camini” posti sul soffitto
per favorire la circolazione dell’aria e viene
utilizzata per l’irrigazione dell’orto e del giardino.
Anche qui le pratiche di cantina sono quelle classiche
fatte da vasconi
in cemento vetrificato e botti grandi in rovere di slavonia, qualche
barrique di tostatura
media per equilibrare il barbaresco e contenitori in acciao per l’Arneis che deve mantenere i suoi profumi intensi
di fiori e frutta.
la maggior parte delle uve viene da Neive ma la cantina
dispone anche di vigne
nel Roero per la produzione della Barbera d’Alba superiore, “La Sconsolata” perché ha perso il 15% del suo vino per fare spazio a del Nebbiolo
che aiuterà a conferire morbidezza
e profumi complessi, ammorbidendo l’acidità tipica di questo vitigno.
Arrivando alla degustazione ci aspetta un meraviglioso tagliere
di formaggi della zona, una toma fresca,una di media stagionatura, un grana padano
di 24 mesi e un Blu fantastico per morbidezza e carica
aromatica e….grande sorpresa…
un piatto di nocciole “perchè l’Arneis
si gusta con le
nocciole” un bianco da 13% con una bocca ampia e rotonda,
ben equilibrato e ricco di profumi che effettivamente si sposa a meraviglia con le nocciole,
potenza degli abbinamenti territoriali. Si scorre man mano per Dolcetto
con profumi delicati
di spezie e Nebbiolo d’Alba caratterizzato da ungrande
sottobosco e tannini
morbidi. La sconsolata è quasi
come un figlio che viene esaltato a ragione nel suo blend non convenzionale che produce un risultato veramente apprezzabile. Si arriva ai tre Barbaresco giusto in tempo prima dell’arrivo delle tante persone in visita e il tagliere
dei formaggi diventa
nostro fido compagno
di gusto. Per primo
il Vignesparse, ancora un blend di tre zone, nato per accondiscendere al mercato
estero, morbido e facile da bere subito,
senza troppe preoccupazioni, segue Marcorino reduce dai premi ricevuti
di recente, con grandi profumi
di spezie morbide
e tabacco, fiori secchi e un bel balsamico di menta selvatica “che cresce
in grandi quantità
in vigna”, un po
duro, talvolta spigoloso
nei sui tannini
che asciugano la bocca, si sposa a meraviglia con il Blu, pulendo
la bocca e integrando le note balsamiche e speziate del vino con le muffe dell’erborinato, goduria
allo stato puro !
Il Currà non ha bisogno
di presentazione, un barbaresco che fa della
finezza, dell’eleganza e della morbidezza i suoi cavalli di battaglia,
ammaliante come le volte precedenti che lo avevo sentito, tanto da convincermi a prendere una delle pochissime bottiglie premiate del 2010 rimaste
insieme all’ultima annata in
commercio, la 2011.
Dulcis in fundo i
distillati, ciascuna vinaccia
di ogni singolo vino viene conferita al distillatore
per ottenere grappe monovarietali di Arneis, di Barbaresco, di Barbera e una fantastica acquavite di uva di moscato che oltre ai profumi varietali porta con se una leggera
percezione di dolcezza che rimane lunga
e piacevole nel finale di bocca. Ripartiamo alla fine quando oramai
i locali della cantina
sono invasi da visitatori tra cui un gruppo di ragazzi così improfumati da essere ripresi
quasi come “molesti” in modo severo
dalla signora Adriana, difficile da credere tanto la gentilezza e l’educazione la caratterizzano. Era evidentemente
insopportabile che i profumi
eleganti dei vini venissero “disturbati” da aromi estranei
così intensi.
Ottimi cibi e grandissimi vini fanno delle
langhe un patrimonio incommensurabile per
chiunque goda dei gusti dei formaggi, dei porri, della fassona, del tartufo, delle nocciole, delle
guancette d’asino e dell’immancabile vino che sia Dolcetto, barbera,
nebbiolo, barolo o barbaresco. La nebbia ci è stata compagna forse non piacevole
ma sicuramente parte integrante del territorio.
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