martedì 8 marzo 2016

Il Rio

Un idea di Borgogna sull’appennino toscano per mano di un ex orafo


Domenica 24 gennaio, ore 11 distributore all’inizio di Vicchio. Questo è l’appuntamento con Paolo Cerrini, proprietario dell’azienda agricola Il Rio, ex orafo con la passione del vino e dell’agricoltura.





Galileo, patate e cereali




Paolo è una persona semplice, cordiale all’inverosimile, che parla volentieri della sua vita, del suo lavoro, della fatica per imparare e per vivere le sue vigne. La zona la conosco bene per origini, metà delle mie radici, i monti dove è nata mia mamma e dove vivevano i miei nonni, dove nessuno avrebbe mai messo una vigna perché terreno e clima da queste parti non aiutano. Viene più facile allevare mucche, coltivare patate o cereali piuttosto che impiantare una vigna. Argille e clima continentale, freddo d’inverno e caldo in estate, dai 200 ai 300 mt slm con spesso nebbie umide e gelate. Paolo è stato il primo da queste parti a crederci, era un orafo e tutte le doti che servono per fare quel lavoro se le è portate con se nelle sue vigne, la precisione, la pazienza per studiare, “un animo galileiano”, come lui lo definisce, che provando e riprovando ti fa imparare e migliorare.



In vigna alla scoperta della Biforca 




Le vigne sono due dove lavora insieme alla moglie Manuela, impiantate ad alta densità, a Pinot Noir, Chardonnay e Sauvignon Blanc.
La prima, Il Rio, mezzo ettaro vicino a casa, la seconda Le Panche non lontana, lungo un piccolo torrente che scorre a valle verso la Sieve. Entrambi allevate a guyot su lira come fanno in Savoia e che Paolo chiama “la Biforca del Mugello”. Partiamo proprio da questa ultima e Paolo ci regala una lezione in vigna impagabile, si parla di alta densità, di metodo di allevamento studiato per permettere alle piante di sostenere un peso maggiore, di sviluppare maggior acidità, un maggior grado alcolico e soprattutto per proteggersi dal sole in estate. Il Pinot nero è delicato e Paolo lo ha imparato sulle proprie spalle.
In questo periodo la potatura secca è quasi terminata, e passiamo del tempo ad ascoltare le spiegazioni sul metodo Simonit e Sirc, sui licheni che nascono e sono vivi sulle viti a dimostrazione del bassissimo impiego di agenti chimici, sulle argille friabili ricche di vita, sulle tante piante aromatiche che crescono in vigna di cui Paolo va fiero “perché sono quelle che donano unicità e riconoscibilità al vino”.


L’idea (dalle origini a oggi passando per il Fumin) 



L’idea del pinot viene da un amico, Marco de Grazia, che ha identificato nei terreni e nel clima la situazione favorevole per coltivare quella varietà ma Paolo passa da varie sperimentazioni fino a portare in vigna anche piante di Fumin il cui risultato lo aveva molto colpito ad una esposizione. Putroppo l’esperimento non ebbe un buon fine, i ceppi esistono ancora ma man mano vengono reinnestati con il Pinot nero. Chardonnay e Sauvignon Blanc completano la vigna, nella parte più bassa, vicino al ruscello. Prima annata buona 1997 e poi avanti. La seconda vigna, quella più grande impiantata a partire dal 2004. Il tempo vola tra i tanti racconti della propria vita, e dell’esperienza che è riuscito a costruirsi proprio grazie al suo puntiglio, alla sua curiosità, all’esuberanza gentile e alla cordialità che lo contraddistinguono.


La cantina dell’ingegno



Andiamo verso casa per vedere la cantina, un piccolo locale che presto sarà modificato perché oramai colmo di barrique visto che la produzione è arrivata con soddisfazione alle 8000 bottiglie totali. Anche qui scoperte e aggiustamenti fatti con l’esperienza. La  fermentazione viene fatta in parziale carbonica per aumentare l’estrazione dei profumi,  usando la co2 che si sviluppa nei tini “sigillati”. I tini modificati su suo disegno, per permettere di non pressare l’uva che viene solo diraspata nel modo più delicato possibile. Per Paolo l’uva “andrebbe diraspata a mano” ma non è possibile farlo. Anche le barrique sono modificate, per permettere di essere agilmente smontate, ripulite dai tartrati e da un possibile Brett e utilizzate nuovamente cercando di mantenere costante micro ossigenazione e pulizia.


Annita, la scoperta del Pinot nero con lo Chardonnay





Arriviamo in casa per sentire i suoi vini e sembra di stare a casa di un amico, due bottiglie e un cestino di schiacciata, cosa si vuole di più dalla vita! Il primo vino è un bianco, Annita, che normalmente veniva fatto con Chardonnay e Sauvignon ma a causa di un problema in vigna, per non sciupare lo chardonnay Paolo decise di vinificare insieme al pinot nero in bianco. Fiero del risultato e della sua “invenzione” scoprirà poi che non era così originale, ma non importa, ci scherza sopra e ne va fiero ! Macerazione prefermentativa a freddo, Pinot nero vinificato in bianco, torchiatura e decantazione. Fermentazione alcolica in barrique, con parziale fermentazione malolattica. Il risultato è un vino elegante, ben armonizzato, facile da bere. Un bel caratterino teso, profumato, fresco, lungo e piacevole in bocca, uno di quei vini che appena aperti finiscono in un attimo tanto invogliano a bere.



Ventisei




Finalmente il Pinot Nero, il Re dei vitigni. Lo avevo già sentito in più di un occasione a varie degustazioni e mi era sempre piaciuto, lasciandomi ricordi piacevoli. Paolo apre un  2012. Come viene fatto si trova sulle sue schede ma mi piace ricordarlo, diraspatura, parziale macerazione carbonica e fermentazione alcolica con temperatura controllata; svinatura, fermentazione malolattica in barrique; affinamento 12 mesi in barrique con costanti batonnage; affinamento in bottiglia per 12 mesi. Un vino che il legno lo vive quotidianamente fin dalla nascita, ma lo assimila perfettamente e si armonizza con lui. Grande eleganza e profumi intensi tipici di frutti di bosco e di erbe aromatiche del campo. Sarà anche suggestione ma tutto quello che ci ha raccontato sta in quel bicchiere, si riconosce e si identifica, fine delicato, elegante, preciso nei suoi particolari come gli splendidi lavori di oreficeria che ci mostra con orgoglio mentre beviamo i suoi vini.

Paolo cerca dichiaratamente un identità riconoscibile e credo che la strada intrapresa gli dia ragione, su entrambi i vini che abbiamo sentito.

Giornate come queste oltre a divertirci ci arricchiscono enormemente, non solo di conoscenze tecniche ma di tutta la passione che Vigneron come Paolo Cerrini e sua moglie Manuela sono capaci di trasmettere a che gli sta vicino.
Se siete appassionati e passate da queste parti chiamatelo prima e fermatevi a trovarlo, ne vale la pena ;-)





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