Un idea di Borgogna sull’appennino toscano per mano di un ex orafo
Domenica 24 gennaio, ore 11 distributore all’inizio di Vicchio. Questo è l’appuntamento con
Paolo Cerrini, proprietario dell’azienda agricola Il Rio, ex orafo con la passione del vino e
dell’agricoltura.
Galileo, patate e cereali
Paolo è una persona semplice, cordiale all’inverosimile, che
parla volentieri della sua vita, del suo lavoro, della fatica per imparare e
per vivere le sue vigne. La zona la conosco bene per origini, metà delle mie
radici, i monti dove è nata mia mamma e dove vivevano i miei nonni, dove
nessuno avrebbe mai messo una vigna perché terreno e clima da queste parti non
aiutano. Viene più facile allevare mucche, coltivare patate o cereali piuttosto
che impiantare una vigna. Argille e clima continentale, freddo d’inverno e
caldo in estate, dai 200 ai 300 mt slm con spesso nebbie umide e gelate. Paolo
è stato il primo da queste parti a crederci, era un orafo e tutte le doti che
servono per fare quel lavoro se le è portate con se nelle sue vigne, la
precisione, la pazienza per studiare, “un animo galileiano”, come lui lo
definisce, che provando e riprovando ti fa imparare e migliorare.
In vigna alla scoperta della Biforca
Le vigne sono due dove lavora insieme alla moglie Manuela,
impiantate ad alta densità, a Pinot Noir, Chardonnay e Sauvignon Blanc.
La prima, Il Rio,
mezzo ettaro vicino a casa, la seconda Le
Panche non lontana, lungo un piccolo torrente che scorre a valle verso la
Sieve. Entrambi allevate a guyot su lira come fanno in Savoia e che Paolo
chiama “la Biforca del Mugello”. Partiamo proprio da questa ultima e Paolo ci
regala una lezione in vigna impagabile, si parla di alta densità, di metodo di
allevamento studiato per permettere alle piante di sostenere un peso maggiore,
di sviluppare maggior acidità, un maggior grado alcolico e soprattutto per
proteggersi dal sole in estate. Il Pinot nero è delicato e Paolo lo ha imparato
sulle proprie spalle.
In questo periodo la potatura secca è quasi terminata, e
passiamo del tempo ad ascoltare le spiegazioni sul metodo Simonit e Sirc, sui
licheni che nascono e sono vivi sulle viti a dimostrazione del bassissimo
impiego di agenti chimici, sulle argille friabili ricche di vita, sulle tante
piante aromatiche che crescono in vigna di cui Paolo va fiero “perché sono
quelle che donano unicità e riconoscibilità al vino”.
L’idea (dalle origini a oggi passando per il Fumin)
L’idea del pinot viene da un amico, Marco de Grazia, che ha
identificato nei terreni e nel clima la situazione favorevole per coltivare
quella varietà ma Paolo passa da varie sperimentazioni fino a portare in vigna
anche piante di Fumin il cui risultato lo aveva molto colpito ad una
esposizione. Putroppo l’esperimento non ebbe un buon fine, i ceppi esistono
ancora ma man mano vengono reinnestati con il Pinot nero. Chardonnay e Sauvignon
Blanc completano la vigna, nella parte più bassa, vicino al ruscello. Prima
annata buona 1997 e poi avanti. La seconda vigna, quella più grande impiantata
a partire dal 2004. Il tempo vola tra i tanti racconti della propria vita, e
dell’esperienza che è riuscito a costruirsi proprio grazie al suo puntiglio,
alla sua curiosità, all’esuberanza gentile e alla cordialità che lo
contraddistinguono.
La cantina dell’ingegno
Andiamo verso casa per vedere la cantina, un piccolo locale
che presto sarà modificato perché oramai colmo di barrique visto che la
produzione è arrivata con soddisfazione alle 8000 bottiglie totali. Anche qui
scoperte e aggiustamenti fatti con l’esperienza. La fermentazione viene fatta in parziale
carbonica per aumentare l’estrazione dei profumi, usando la co2 che si sviluppa nei tini
“sigillati”. I tini modificati su suo disegno, per permettere di non pressare
l’uva che viene solo diraspata nel modo più delicato possibile. Per Paolo l’uva
“andrebbe diraspata a mano” ma non è possibile farlo. Anche le barrique sono
modificate, per permettere di essere agilmente smontate, ripulite dai tartrati
e da un possibile Brett e utilizzate nuovamente cercando di mantenere costante
micro ossigenazione e pulizia.
Annita, la scoperta del Pinot nero con lo Chardonnay
Arriviamo in casa per sentire i suoi vini e sembra di stare
a casa di un amico, due bottiglie e un cestino di schiacciata, cosa si vuole di
più dalla vita! Il primo vino è un bianco, Annita,
che normalmente veniva fatto con Chardonnay e Sauvignon ma a causa di un
problema in vigna, per non sciupare lo chardonnay Paolo decise di vinificare
insieme al pinot nero in bianco. Fiero del risultato e della sua “invenzione”
scoprirà poi che non era così originale, ma non importa, ci scherza sopra e ne
va fiero ! Macerazione prefermentativa a freddo, Pinot nero vinificato in
bianco, torchiatura e decantazione. Fermentazione alcolica in barrique, con
parziale fermentazione malolattica. Il risultato è un vino elegante, ben
armonizzato, facile da bere. Un bel caratterino teso, profumato, fresco, lungo
e piacevole in bocca, uno di quei vini che appena aperti finiscono in un attimo
tanto invogliano a bere.
Ventisei
Finalmente il Pinot Nero, il Re dei vitigni. Lo avevo già
sentito in più di un occasione a varie degustazioni e mi era sempre piaciuto,
lasciandomi ricordi piacevoli. Paolo apre un
2012. Come viene fatto si trova sulle sue schede ma mi piace ricordarlo,
diraspatura, parziale macerazione carbonica e fermentazione alcolica con
temperatura controllata; svinatura, fermentazione malolattica in barrique;
affinamento 12 mesi in barrique con costanti batonnage; affinamento in
bottiglia per 12 mesi. Un vino che il legno lo vive quotidianamente fin dalla
nascita, ma lo assimila perfettamente e si armonizza con lui. Grande eleganza e
profumi intensi tipici di frutti di bosco e di erbe aromatiche del campo. Sarà
anche suggestione ma tutto quello che ci ha raccontato sta in quel bicchiere,
si riconosce e si identifica, fine delicato, elegante, preciso nei suoi
particolari come gli splendidi lavori di oreficeria che ci mostra con orgoglio
mentre beviamo i suoi vini.
Paolo cerca dichiaratamente un identità riconoscibile e
credo che la strada intrapresa gli dia ragione, su entrambi i vini che abbiamo
sentito.
Giornate come queste oltre a divertirci ci arricchiscono
enormemente, non solo di conoscenze tecniche ma di tutta la passione che
Vigneron come Paolo Cerrini e sua moglie Manuela sono capaci di trasmettere a
che gli sta vicino.
Se siete appassionati e passate da queste parti chiamatelo
prima e fermatevi a trovarlo, ne vale la pena ;-)
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